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Falcones, "Siamo in un mondo di false promesse"

Falcones, "Siamo in un mondo di false promesse"

Scrittore a Pordenonelegge con "Il pittore di anime"

PORDENONE, 22 settembre 2019, 14:08

Mauretta Capuano

ANSACheck

Lo scrittore Ildefonso Falcones - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo scrittore Ildefonso Falcones - RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scrittore Ildefonso Falcones - RIPRODUZIONE RISERVATA

     Ildefonso Falcones si immerge nella Barcellona di inizio Novecento dove il boom del liberty si contrappone alle rivolte sociali e alla miseria dilagante di una parte molto importante della popolazione. Su questo sfondo si penserebbe allo sviluppo di un romanzo storico e invece 'Il pittore di anime' "è un romanzo d'amore, passione e avventura" dice all'ANSA lo scrittore spagnolo, 60 anni, che nel raccontare l'enorme divario tra i ricchi e i poveri nel 1901 ci fa riflettere sulla grande distanza tra le classi sociali oggi.
    "Tra quel periodo e i nostri giorni c'è una differenza radicale.
    Ci troviamo a volte di fronte a situazioni assimilabili perché questo divario tra ricchi e poveri anche oggi sembra allargarsi sempre di più ma adesso, a differenza di ieri, disponiamo di una consapevolezza sociale che allora era completamente assente.
    Questo non vuol dire che riusciremo nel nostro intento però, quanto meno, questa coscienza esiste, all'epoca no" sottolinea Falcones che domani sarà protagonista a Pordenonelegge di uno degli incontri più attesi della Festa del Libro con gli autori arrivata alla sua ventesima edizione.
    "Nelle nostre società, bene o male, i bambini vengono educati, hanno la sanità e l'accesso all'alimentazione garantiti.
    All'epoca non era affatto così, altrimenti a Barcellona non ci sarebbero stati 10 mila ragazzini che vivevano per strada abbandonati a se stessi, dei quali nessuno si preoccupava, ad eccezione della Chiesa che però faceva proselitismo. Ora no, si prodiga per accogliere chi ha bisogno indipendentemente dal loro credo" dice lo scrittore.
    L'autore bestseller de 'La cattedrale del mare' guarda al nostro presente come a "una realtà di false promesse. E' questo l'elemento che accomuna la crisi catalana, la Brexit e l'avanzata del nazional populismo Si può e si deve parlare di tutto, anche dell'indipendenza ma sempre da un punto di vista che non tradisca la ragionevolezza. Quello che invece propongono gli indipendentisti sono situazioni irreali e irrealizzabili. Io ho 60 anni e se proprio l'indipendenza dovesse avvenire non presupporrebbe un cataclisma nella mia vita, però penso alla generazione dei miei figli su cui sarebbe messa un'ipoteca pesantissima. Per la Catalogna sarebbero 20-25 anni di caos garantito. Non riesco a capire davvero i giovani che scendono in piazza a manifestare in favore dell'indipendenza quando sarebbero loro i primi a pagare un prezzo altissimo perché il loro titolo di studio perderebbe ogni valore in Europa. Sarebbe la loro rovina, il loro mercato di lavoro si ridurrebbe drasticamente a una comunità di 6 milioni di persone. Non lo comprendo a meno che queste promesse false siano utilizzate dai politici per esacerbare un sentimento che riesca a portare a uno strappo di questo genere" dice lo scrittore. Mentre, nel caso della Brexit aggiunge:"sono stati i giovani a lamentarsi e protestare più degli altri perché sentono che saranno loro a pagare il prezzo più alto. Vedere dei politici prossimi al ritiro della vita pubblica ipotecare il futuro dei giovani penso sia inaccettabile". Ne 'Il pittore di anime', pubblicato da Longanesi nella traduzione di Pino Cacucci, Stefania Cherchi, Camilla Falsetti Spikermann e Marcella Uberti-Bona, l'amore tra Emma e Dalmau, giovane pittore e ceramista, entrambi di famiglie impegnate nella lotta operaia culmina nella Settimana Tragica di Barcellona esplosa nel 1909 con le strade della città incendiate e l'intervento dell'esercito mentre parallelamente si sviluppava il modernismo di Gaudì. "Tutti i dati storici sono basati su studi e documenti. Se decido di modificare i dati della realtà storica, e non lo faccio quasi mai, lo dichiaro nell'epilogo del libro. E qui c'è un dettaglio: la presenza di un gruppo scultoreo sul Palazzo della musica che è successivo al momento in cui il mio romanzo si chiude. Però volevo che ci fosse per il lettore. C'è il contrasto tra ricchi e poveri, tra chi si dedica alla lotta attiva e chi rimane rinchiuso nella passività e poi la fiction con un amore tormentato, la passione, il sesso, il tradimento" dice Falcones che nella dedica parla esplicitamente della sua lotta contro il cancro che lo ha colpito.
    "Credo che le dediche debbano riflettere i sentimenti di chi scrive il libro. Ho voluto dedicarlo alle persone che nel corso di questa battaglia mi hanno aiutato. Finché si può lottare c'è spazio per la speranza e io sono nella condizione di poter lottare. Nonostante la malattia possiamo e dobbiamo continuare a fare delle cose. E' fondamentale dispiegare una forza reattiva e invece il tumore è un tipo di malattia in cui di solito il paziente è passivo. Invece contribuire alla propria guarigione lottando è indispensabile e il lavoro può essere un validissimo alleato", conclude lo scrittore che lo sta dimostrando con i fatti.
   
   

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