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Bonisoli, Leonardo? "Con la Francia troveremo l'accordo"

Bonisoli, Leonardo? "Con la Francia troveremo l'accordo"

Ma Schmidt ribadisce "dipinti inamovibili, al Louvre i disegni"

ROMA, 10 gennaio 2019, 20:56

Silvia Lambertucci

ANSACheck

Uffizi, l 'Adorazione dei Magi ricollocata nella Galleria dopo il restauro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Uffizi, l 'Adorazione dei Magi ricollocata nella Galleria dopo il restauro - RIPRODUZIONE RISERVATA
Uffizi, l 'Adorazione dei Magi ricollocata nella Galleria dopo il restauro - RIPRODUZIONE RISERVATA

     (ANSA) - ROMA, 10 GEN - Leonardo? "Ci stiamo lavorando, con la Francia si troverà un accordo". Completo grigio e cravatta azzurra, "vi dirò, anche un filo emozionato", Alberto Bonisoli sorride ai giornalisti stranieri e getta acqua sul fuoco delle polemiche per il ventilato e poi negato prestito al Louvre dei capolavori custoditi agli Uffizi. Anche se da Firenze, in serata, Eike Schmidt ribadisce: "I dipinti di Leonardo sono inamovibili"

Microfono alla mano, il rappresentante dell'agenzia di stampa tedesca va giù diretto: "Ci spiega perché il governo italiano ha cambiato idea?". Il ministro della cultura non si scompone: "Il governo non presta, sono i musei che decidono". Poi rivela che l'accordo con i due paesi in realtà non aveva nulla di operativo: "A Lione, nel settembre del 2017, Francia e Italia decisero sostanzialmente di darsi una mano, ma le clausole non sono mai state messe nero su bianco". Nel frattempo, "i musei hanno avuto contatti...", accenna, quello che alla fine conta però "è la diplomazia culturale". Insomma, niente di già deciso, la questione del prestito dei Leonardo al Louvre per i 500 anni dalla morte è di fatto ancora "un cantiere" in discussione, assicura Bonisoli. "Abbiamo un buon rapporto, faremo un ragionamento per trovare un accordo che sia soddisfacente per tutti".

Poche ore e dal museo toscano arriva la precisazione: "L'inamovibilità dei dipinti di Leonardo che abbiamo agli Uffizi è legata a esigenze di tutela: per la loro stessa salvaguardia queste opere non possono lasciare il museo", scrive il direttore tedesco, che apre invece all'ipotesi di prestare alcuni disegni.
   

Tant'è, dopo aver parlato dei monumenti italiani presi d'assalto dai visitatori ("Dal Colosseo a Pompei agli Uffizi bisogna ragionare sui flussi") l'attenzione si accende sugli Uffizi, ma è per parlare del quadro rubato dai nazisti, richiesto a gran voce da Schmidt. La questione è complessa, le legislazioni sono diverse, ammette Bonisoli, ma il nuovo Comitato per le restituzioni è al lavoro per ottenere il rimpatrio della tela con il vaso di fiori. E il quadro del fiammingo Jan van Huysum, così come il Lisippo del Getty non saranno le sole opere ad essere reclamate dall'Italia: "Ho voluto un elenco delle opere più rilevanti che dovrebbero esserci restituite", informa il ministro pentastellato.

Intanto, dopo mesi di polemiche, accuse incrociate, petizioni dall'una e dall'altra sponda, il ministero, annuncia Bonisoli, metterà le mani sulla riforma del Mibac, comprese quindi le soprintendenze. Questo per risolvere "le evidenti criticità", sottolinea il ministro, che dopo un anno di incontri, dai soprintendenti ai direttori di museo, sta valutando il da farsi insieme con il segretariato generale e ad altri esponenti del Collegio Romano: "Abbiamo un elenco di cose che non funzionano e che dobbiamo mettere a posto, troveremo una sintesi, decideremo entro qualche settimana" assicura, mentre ribadisce che il ministero fondato nel 1975 da Spadolini, tra i più vessati nel tempo da tagli al budget e blocco del turn over, potrà contare dal 2019 "su mille assunzioni autorizzate dalla finanziaria" e altre rese possibili dal dl sicurezza.

Qualcuno si preoccupa dei direttori manager in scadenza, e delle sedi guidate al momento dagli interim, dalla Reggia di Caserta a Pompei, "Schmidt agli Uffizi lo riconfermate?" Bonisoli allarga le braccia, precisa che chi è andato in pensione non potrà essere richiamato, e chi come il direttore di Pompei Osanna a suo tempo non fece il concorso (fu chiamato dall'allora ministro, Bray ndr) ora dovrà farlo. Per tutti gli altri "ci sarà una valutazione, il loro è di fatto un contratto quattro più quattro".

Due ore di botta e risposta, che si chiudono sul tema dei soldi, da dove si era cominciato. "Nella cultura bisogna investire, lo Stato deve farlo", ribadisce il ministro. Non è questione di finanziaria, le risorse, sostiene, ci sono ("nel portafoglio di investimenti del Mibac ho trovato quasi 2 miliardi"), un tesoretto che ora si cercherà di convogliare sui settori che ne hanno più bisogno, a partire da "archivi e biblioteche". Il Pd, con Anna Ascani, lo attacca: "Nella finanziaria i tagli per la cultura ci sono, da Bonisoli solo annunci e menzogne". Lui intanto rivendica gli investimenti per lo spettacolo: rispetto al 2018, assicura, "una crescita di 15 milioni".
   

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