Era il 1978 quando Sergio Caputo pubblicava il suo primo 45 giri 'Libertà dove sei' (titolo che poi diventò 'Libertà').
"Scritto in anni turbolenti della storia italiana (1977-1978), potrebbe sembrare un brano dal significato politico. Non è così. In realtà, Libertà non ha nulla a che fare con la politica, bensì ha a che fare con la ricerca della libertà individualmente e spiritualmente", spiega Caputo, che oggi ricanta questa canzone e ne pubblica un nuovo VIDEO, PUBBLICATO IN ANTEPRIMA SU ANSA.IT, girato con tecniche diverse con una telecamera e uno smartphone.
Secondo l'autore "non si può associare il concetto di libertà ad un ordinamento politico-sociale di qualunque tipo, perchè nel momento stesso in cui deleghi qualcun altro, sia lo Stato sia una religione, a stabilire le regole della tua libertà, da quell'istante non sei più libero. La ricerca della libertà viene da dentro di noi e regola le nostre azioni e il nostro modo di essere".
"Libertà" è uno dei brani contenuti nell'ultimo album di Sergio Caputo, 'Oggetti smarriti', un disco 'unplugged' (fatta eccezione per il singolo 'Scrivimi scrivimi').
L'album contiene brani 'smarriti', ovvero brani che a suo tempo non furono prescelti come singolo-radio, ma che il pubblico del cantautore ama e richiede nei concerti.
"Oggi, per quanto mi riguarda, il video - spiega Caputo - non ha più la funzione di stupire il pubblico con riprese dai droni e coreografie sexy, tantomeno di far sembrare il pezzo qualcosa di più di una semplice canzone. Il video per me sostituisce la defunta, o rarissima, apparizione televisiva, quella che consentiva al pubblico di associare un brano all’artista, alla sua faccia, alla sua personalità. YouTube è piena di video di miei pezzi, realizzati dai fans, che mostrano la sola copertina per tutto il tempo della canzone, e questi video registrano centinaia di migliaia di views. Ho voluto dare qualcosa in più, dare me stesso mettendoci la faccia, così che chi mi conosce già mi ritroverà come sono, e chi non mi conosce avrà occasione di farlo. In tempi di selfie, credo che questo incarni molto bene lo spirito della rete”.