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Fresu, portiamo il jazz nelle terre del sisma

Fresu, portiamo il jazz nelle terre del sisma

Dal 30 agosto al 2 settembre 80 concerti e 579 musicisti in 4 città

ROMA, 30 agosto 2018, 11:52

Claudia Fascia

ANSACheck

Il trombettista Paolo Fresu - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il trombettista Paolo Fresu - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il trombettista Paolo Fresu - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il jazz torna a mobilitarsi per le terre colpite dal sisma. Dal 30 agosto  a domenica 2 settembre, in 4 località di quattro diverse regioni risuoneranno le note di 80 concerti, con oltre 570 musicisti protagonisti. Domani l'appuntamento con "Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma", che torna per il terzo anno, è a Camerino (Macerata) nelle Marche, il 31 agosto a Scheggino (Perugia) in Umbria, sabato 1 settembre ad Amatrice (Rieti) nel Lazio e domenica 2 a L'Aquila, in Abruzzo.
    Anima del progetto, il trombettista Paolo Fresu, direttore artistico e presidente della Federazione Nazionale "Il Jazz Italiano", che organizza la manifestazione (promossa dal Mibac e dal Comune dell'Aquila-Comitato Perdonanza), insieme ad Associazione I-Jazz, MIDJ e Casa del Jazz. "L'iniziativa era nata nel 2015 per tendere una mano agli aquilani con l'obiettivo di infondere loro fiducia e tornare ad abitare i centri storici abbandonati dopo il terremoto del 2009. La cultura è uno strumento incredibile per rafforzare il tessuto sociale e anche quello economico: in quella prima edizione portammo 60 mila persone in città", racconta Fresu, tra i protagonisti della manifestazione, che nel 2016 si fermò, dopo il sisma nel Centro Italia, per poi tornare l'anno scorso. "La geografia delle terre colpite dal sisma è cambiata, e noi ci siamo adeguati.
    Quest'anno abbiamo scelto quattro località simboliche, in quattro regioni, diverse tra loro e ognuna con esigenze differenti". Amatrice ancora vive il lutto per decine di morti, Scheggino più che perdite umane lamenta il danno economico, con la Valnerina abbandonata dai turisti, L'Aquila è in piena ricostruzione e sta tentando di tornare a vivere. "Per ogni luogo abbiamo avuto un'attenzione diversa e pensato concerti diversi: all'Aquila sarà più una festa, ad Amatrice invece qualcosa di intimo e rispettoso - spiega ancora Fresu -. Perché il jazz si presta più facilmente di altri generi ad adattarsi alle situazioni. E' una musica viva, capace di creare legami. E non ha bisogni di grandi strutture e palcoscenici: facciamo musica in un chiostro, in una piazzetta. E mescoliamo dixieland, pop, big band, duetti, giovani musicisti e artisti già affermati".
    Quest'anno, all'Aquila gli artisti si esibiranno davanti a luoghi simbolo come la Casa dello Studente e il Palazzo del Governo ricostruito, nella chiesa di San Bernardino o all'Auditorium del Parco, progettato da Renzo Piano, "senza dimenticare le ferite profonde". Un "format" replicabile in altre situazioni. "In Italia c'è una disgrazia quasi ogni giorno: come Genova. Anche lì stanno nascendo diverse iniziative". Attraverso la musica, secondo il trombettista sardo, e più in generale "attraverso l'elevazione culturale, si può vedere il mondo da altri punti di vista". Come ha fatto lui stesso, salendo qualche settimana fa sulla nave Aquarius, rifiutata con il suo carico di disperazione dall'Italia. "Quello dei migranti è un problema complesso, ma sull'uomo non si può discutere: va aiutato, è la legge del mare. Bisogna scindere l'argomento politico (una soluzione va trovata) dall'aiuto in sé e per sé.
    Qualunque essere umano, se in difficoltà, va aiutato: se non lo si fa, è un crimine e si passa dalla ragione al torto. E bisogna vergognarsi".
   

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