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Little Steven, un viaggio nella musica

Little Steven, un viaggio nella musica

Il chitarrista della E Street Band da spettacolo a Roma

ROMA, 18 luglio 2018, 10:28

Redazione ANSA

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Musica: Little Steven, mio rock contro follia del mondo © ANSA/EPA

Musica: Little Steven, mio rock contro follia del mondo © ANSA/EPA
Musica: Little Steven, mio rock contro follia del mondo © ANSA/EPA

La formula base della sua musica è "Rock Meets Soul", il rock che si fonde con il Soul. E' la formula di quel Jersey Sound nato tra gli anni '60 e '70 nei locali sulla costa del New Jersey nella zona di Asbury Park e che ha trovato in Bruce Springsteen il simbolo che l'ha fatto conoscere in tutto il mondo. C'è però molto di più nei concerti di Little Steven e dei suoi Disciples of Soul che hanno suonato a Roma a Villa Ada e il 18 luglio saranno a Cortona. Perché il più amato dei componenti della E Street Band, nonché il Silvio Dante dei Sopranos e il Frank Tagliano di Lilyhammer, ha concepito gli show di questa sua nuova tournée solista come un viaggio attraverso la musica americana, aggiungendo Blues, Funk, Blaxploitation, echi di Morricone, omaggi al Doo Wop e alla musica latina grazie a una band solidissima ("la migliore che abbia mai avuto" dice lui), duttile, portatrice di un sound trascinante grazie all'aggiunta di una sezione di fiati e di tre coriste. Steve Van Zandt è un entertainer naturale, oltre che una delle menti più lucide del rock. Il suo look con bandana, cascate di gioielli e camicie coloratissime è proverbiale ma altrettanto proverbiali sono il suo impegno politico e la sua straordinaria conoscenza della storia della musica americana. Il suo concerto è un'adunata di springsteeniani appassionati cui vengono serviti classici del Soul, tipo "Sweet Soul Music", cover di band come gli Electric Flag ("Groovin' Is Easy"), Etta James ("Blues Is My Business"), James Brown ("Down And Out in New York City"), escursioni nel rock'n'roll delle origini. La scaletta ovviamente pesca nel repertorio solista di Van Zandt, a cominciare da "Soulfire", title track del suo ultimo album, così come dal primo realizzato a suo nome, "Men Without Women" da cui proviene "Love On The Wrong Side of Town". "Standing In The Line of Fire", che è in un album prodotto per Gary Us Bond, un soul man al quale la collaborazione con Springsteen e Van Zandt ha regalato una nuova carriera, è uno dei momenti più intensi del concerto, con i suoi omaggi a Ennio Morricone. Lo show viaggia a meraviglia, si divertono i musicisti sul palco e si diverte la gente in platea. Steve, che è di origini calabresi (il cognome della madre è Lento) in Italia, e a Roma in particolare, è praticamente a casa sua. Gioca sul velluto, intrattiene il pubblico con le sue presentazioni e, secondo la lezione del Boss, non si risparmia. Tutti aspettano "I Don't Wanna Go Home", il brano scritto da Van Zandt nel 1976 per Southside Johnny, un altro degli eroi del Jersey Shore, che arriva quasi in chiusura del concerto. Little Steven non è un uomo che tradisce le attese. Si torna a casa con la sensazione di aver rivisto un amico in grande forma e la speranza di rivederlo presto dal vivo insieme al Boss.
   

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