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Galasso e le elezioni del 4 marzo, ecco il suo pensiero

Per gentile concessione di Rubettino l'editoriale dello storico per Acropoli

(ANSA)  - Per gentile concessione dell'editore Rubettino pubblichiamo parte dell'editoriale di Giuseppe Galasso, dedicato alle elezioni del 4 marzo, scritto per la rivista 'Acropoli', diretta dallo storico scomparso il 12 febbraio, in uscita nei prossimi giorni.
    "Sono anni e anni che l'Italia non riesce a prendere una strada retta e sicura, e oscilla continuamente fra un estremo e l'altro. Oggi è un po' alla frutta, da questo punto di vista, nel senso che sia la destra che la sinistra sono state alternamente, e per un numero di anni praticamente pari, al governo, e non sono riuscite, entrambe, né a rendere stabile e naturale e congeniale al paese il regime dell'alternanza di due opposti schieramenti al potere, né a dare alla propria linea di governo una tale persuasività da farne l'asse di una duratura condizione di governo. Al contrario.
    La loro azione ha determinato sia da destra che da sinistra una progressiva e crescente sfiducia e renitenza nei riguardi della politica, di cui la renitenza al voto è solo uno degli aspetti; e la loro insufficienza politica è stata tale da portare a una letale consunzione tutte le forze e i vecchi e nuovi partiti presenti e attivi nella vita pubblica italiana negli ultimi venticinque anni, dopo la caduta del sistema e della classe politica della cosiddetta Prima Repubblica. L'impressione della maggioranza degli italiani è stata, molto visibilmente, che in luogo della tanto deprecata e criticata classe politica di prima del 1992-1994 non si sia formata alcuna classe politica degna del nome e in grado di provvedere almeno alle maggiori necessità del paese. E frutto, appunto, di questa impressione sono state le impreviste e clamorose fortune del movimento delle 5 Stelle, che è sembrato fin quasi a oggi marciare trionfalmente verso una facile presa del potere alle prossime elezioni.
    Oggi questa impressione si è alquanto attenuata, ed è un gran bene. Quel movimento non ha mostrato alcun segno di maturità politica o di reali e profonde e risolutive novità nelle difficoltà in cui il paese si è venuto sempre più dibattendo. Lo si definisce populistico. Lo si potrebbe altrettanto fondatamente definire qualunquistico. La pretenziosa teorizzazione della "democrazia diretta per via telematica" non è riuscita a coprire del tutto un vuoto politico, programmatico e, in ultima analisi, di autentica e intima tensione ideale ed etico- politica che si è finito con l'avvertire sempre più nel movimento. E, in effetti, non è per nulla facile coprire a lungo un qualsiasi vuoto come quello al quale abbiamo accennato col semplice elemento dello sdegno o della stanchezza diffusisi nell'opinione pubblica verso la situazione politica in cui il paese è caduto, e nemmeno con lo stesso impulso morale di una anche alta aspirazione al 8 meglio che indubbiamente è non poco forte e presente in una buona parte sia degli elettori che dei militanti del movimento.
    Nel corso della campagna elettorale appena iniziata si sono, inoltre, avuti repentini mutamenti di posizione anche delle maggiori forze in campo, ma con un sicuro primato proprio dei 5 Stelle. Avevano dichiarato che mai si sarebbero alleati con nessuno e intendevano fare tutto da soli. Ora non fanno che parlare delle alleanze per loro possibili subito dopo le elezioni. Avevano dichiarato che le loro liste non avrebbero compreso nessun "impresentabile", intendendo per tale chiunque fosse anche solo indagato. Ora hanno fatto su questo punto tanto sbandierato una completa marcia indietro. Avevano sostenuto, con toni da crociata, l'uscita dell'Italia dalla moneta unica. Ora, ad appena qualche mese dalle ultime prese di posizione in materia, dichiarano che non è più così, e che non è il momento di abbandonare l'euro. E forse è anche in rapporto con tutto ciò la voce di un distacco dello stesso Grillo dal movimento.
    Tutti sanno, però, che incongruenze e insufficienze non sono affatto solo dei 5 Stelle. Basti ricordare fra quali grossi alti e bassi procede la coalizione di destra, che pure viene data ormai per stretta e salda, ma che diverge su problemi dell'importanza della legge Fornero e dell'euro, e vede un continuo battibecco fra Berlusconi e Salvini. E quanto alle sinistre, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
    L'attuale campagna elettorale appare, infine, solcata da una vena polemica che va alquanto al di là delle esigenze sempre proprie del confronto politico".(ANSA).
   

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