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Home Beirut, tra resilienza e arte

Home Beirut, tra resilienza e arte

Dal 15 novembre al Maxxi anche ambiente di Comte e designer gioiello

ROMA, 15 novembre 2017, 10:02

Nicoletta Castagni

ANSACheck

MOSTRA MAXXI - RIPRODUZIONE RISERVATA

MOSTRA MAXXI - RIPRODUZIONE RISERVATA
MOSTRA MAXXI - RIPRODUZIONE RISERVATA

     Terra di guerra e di resilienza, di diversità culturali, religiose e di memoria, nella ricerca mai paga delle molte identità, ma anche di gioia e nuove prospettive, Beirut, città testimone di una profonda trasformazione urbana e di una creatività artistica riconosciuta a livello internazionale, è al centro di una grande mostra ospitata da domani al 20 maggio negli spazi del Maxxi. Esposte cento opere dei maggiori artisti libanesi, che indagano le numerose sfaccettature di quella realtà, da sempre alle prese con conflitti e migrazioni.
    ''Si tratta della terza tappa di un viaggio iniziato tre anni fa, un nuovo capitolo della serie 'Interactions across the Mediterranean', dedicata al rapporto tra Europa e Medio Oriente'', ha detto il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri, intervenendo alla vernice per la stampa. Dopo Teheran e Istanbul, è dunque la volta di 'Home Beirut. Sounding the Neighbors', che, attraverso i lavori di 36 artisti, mette al centro la storia di una città laboratorio di resistenza, innovazione artistica e speranza. La selezione dei curatori Hou Hanru e Giulia Ferracci punta infatti a rendere conto di una realtà dinamica, tutta tesa tra elaborazione del passato e laboratorio di futuro, dove ogni opera, ogni suggestione diventa espressione di una cultura inter-mediterranea in forte crescita.
    ''Home Beirut altro non è se non il prodotto di questa complessità'' , ha spiegato Hou Hanru, sottolineando come nella capitale molti degli emigranti, anche in questo momento di nuove minacce, tornino a vivere. Non a caso,''i primi temi esplorati sono proprio quelli dell'identità e dell'appartenenza'', cui è dedicata l'ampia sezione che apre il percorso espositivo. In 'Home for Memory' si affronta il tema esistenziale, comune a molti artisti, della contraddizione tra il ricordo del conflitto e la volontà di ricostruire una nuova società civile. I linguaggi espressivi sono soprattutto fotografie e video, frutto di raccolte, documentazioni, archiviazioni personali. Ma non mancano i lavori a metà strada tra testimonianza e immaginazione, come nel caso della serie realizzata da Vartan Avakian, con dei cristalli creati artificialmente da polveri provenienti da un edificio utilizzato dai cecchini durante la guerra o i bellissimi disegni di Laure Ghorayeb e Mazen Kerbaj, madre e figlio, lei poetessa, giornalista e illustratrice, lui musicista e illustratore, che insieme hanno raccontato la guerra del 2006. La mostra prosegue con le riflessioni sulla migrazione e la ricca cultura cosmopolita di Beirut, testimoniata dalla doppia installazione di Joana Hadjithomas & Khalil Joreige o i video di Jalal Toufic sulle ricorrenze religiose islamiche. Beirut ha sempre prodotto bellezza, ha detto Hou Hanru, e a dimostrarlo ci sono i disegni del progetto 'One Year' di Mazen Kerbaj: un disegno al giorno, un diario visivo che registra in modo giocoso il tempo che passa. O il video 'Entre les Ruines' di Sirine Fattouh, che segue le movenze di Alexandre Pauliketvitch, il quale, in una sorta di estasi, danza come l'Araba Fenice fra le rovine di un villaggio distrutto.
    Da domani al Maxxi si potranno visitare altre due mostre: 'Corpo, Movimento, Struttura. Il gioiello contemporaneo e la sua costruzione', curata da Domitilla Dardi, che propone un'indagine inedita sul mondo del gioiello contemporaneo, e 'Light' , dove il grande fotografo Michel Comte esplora l'impatto del declino ambientale sui ghiacciai di tutto il mondo.
   
   

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