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I paesaggi infernali di Salgado nella Guerra del Golfo

I paesaggi infernali di Salgado nella Guerra del Golfo

Fu tra i primi fotografi a documentare nel 1991, i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio

20 ottobre 2017, 16:21

Redazione ANSA

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Spray chimici proteggono questo pompiere dal calore delle fiamme. Pozzi di petrolio, Greater Burhan, Kuwait, 1991 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Spray chimici proteggono questo pompiere dal calore delle fiamme. Pozzi di petrolio, Greater Burhan, Kuwait, 1991 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Spray chimici proteggono questo pompiere dal calore delle fiamme. Pozzi di petrolio, Greater Burhan, Kuwait, 1991 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Era il 1991 e la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale portata e la gravità di questa situazione.

La guerra si era conclusa da solo un mese e nelle fotografie di Salgado ritroviamo vivido il paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi. Era in corso un disastro ambientale e decise di documentarlo seguendo l'operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.

Le immagini saranno esposte, a Milano, per la prima volta a Forma Meravigli: il bianco e nero tipico del fotografo brasiliano racconta di una luce apocalittica causata dal contrasto dei pozzi in fiamme e dalla coltre scura di petrolio che copriva il deserto, le persone e le cose.

Gli occhi increduli e stanchi dei vigili del fuoco, lo sforzo fisico nel cercare di domare le fiamme, il fumo divagante: nei ricordi e nelle impressioni di Salgado, "era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte".

Passati 25 anni da quella tragedia, Sebastião Salgado ha sentito che il suo lavoro non fosse ancora del tutto completo e ha deciso infatti di tornare su queste fotografie, oggi ancora attuali, e di ampliarne la selezione arricchendola di immagini inedite. In mostra c’è il frutto di questa sua nuova sistemazione, un reportage che è un monito per il presente e il futuro, per non dimenticare i drammi del passato.

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