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Selva Coddè: Mondadori non è Moloch, lavoriamo insieme

Tempo di libri? Molti meriti ma anche deficit

Sembra ricomporsi a piccoli passi il puzzle dopo la frattura fra Torino e Milano e la nascita di 'Tempo di libri'. Chiusa l'edizione 2017 del Salone del Libro di Torino, la più gloriosa forse della sua storia, e arrivata il 24 maggio la candidatura di Ricardo Franco Levi a nuovo presidente dell'AIE, è il momento atteso di un primo bilancio.
 "La riuscita di questa edizione di Torino, alla quale hanno partecipato molti autori delle nostre case editrici e che, naturalmente mi fa molto piacere a livello personale, e ancor più come editore, è anche un caso esemplare di come la concorrenza possa attivare nuove energie e competenze" dice all'ANSA l'amministratore delegato Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè. "Colpiscono la reattività del Salone e il coinvolgimento della città nel suo complesso in tempi così brevi, con un'assoluta unità d'intenti: dalla notevole e immediata riduzione dei costi per gli editori, alla capacità di avviare importanti attività promozionali da parte delle istituzioni pubbliche e private, persino ad accordi con librai indipendenti" spiega Selva Coddè che giudica la candidatura di Levi a presidente Aie "una scelta responsabile. Riteniamo che la sua figura sia adatta a propugnare l'unità dell'associazione, ricucendo spaccature che in momenti così delicati è doveroso cercare di evitare". E del presidente in scadenza, Federico Motta dice: "credo che l'Aie non possa che ringraziarlo".

 Chiuso con numeri record, il Salone di Torino ha già annunciato le date dell'edizione 2018, dal 10 al 14 maggio, e invitato Mondadori e Gems a partecipare nel 2018. Mondadori accoglie l'invito? "Sono molti gli elementi da valutare e i soggetti coinvolti per poter rispondere già oggi. Accanto all'AIE c'è la Fabbrica del Libro, ci sono le istituzioni cittadine e quelle regionali. Come ho già avuto occasione di dire, quando l'AIE, per voce della sua maggioranza, decise di indire un bando di gara per un nuovo progetto nazionale, lo fece alla luce delle condizioni oggettive in cui versava la macchina del Salone di Torino. Condizioni giudicate allora non sufficienti per garantire l'organizzazione di un evento degno del suo nome e della sua storia".

 E Tempo di Libri quando si farà? E con quale formula? Sono state fatte tante proposte ed è arrivato da Bookcity anche l'invito di farla insieme in autunno. Qual è il vostro orientamento e quali sono stati gli errori della prima edizione della Fiera milanese? "Milano - afferma l'ad Mondadori Libri - ha proposto all'AIE un progetto giudicato migliore rispetto a quello presentato da altre realtà, anche per via dell'evidente potenziale complessivo del combinato disposto ente fieristico-comune-regione; potenziale sul quale la buona riuscita di Torino, ovviamente, non influisce. Detto ciò, è evidente che questa edizione di Milano non avrebbe potuto avere date peggiori di quelle che ha avuto e che l'organizzazione complessiva, insieme a tanti meriti, ha mostrato però deficit sugli orari di apertura, sul piano delle attività di promozione e sul coinvolgimento delle scuole e del territorio nel suo complesso".

Nicola Lagioia ha fatto anche un appello perché Einaudi abbia uno stand al Lingotto il prossimo anno. Sarà possibile? "Vale, forse, la pena di ricordare che Einaudi è un grande editore, il secondo nazionale e uno dei più prestigiosi al mondo. È un bene - dice Selva Coddè - del Paese e non solo di una città. In questo caso specifico, una volta definita la nascita di un evento nazionale, con aspirazioni internazionali come Tempo di Libri, quello è stato di conseguenza la sede naturale anche per Einaudi, che peraltro è stata molto presente a Torino sia con i suoi libri che con i suoi autori".

"Detto questo, il Gruppo Mondadori nel suo complesso - aggiunge - è una realtà di importanti case editrici, con autori di assoluto prestigio e cataloghi che rappresentano, semplicemente, la cultura nel suo significato più alto e più ampio. Case editrici ricche al loro interno di professionalità e di talenti e che, nella più totale autonomia, pubblicano migliaia di titoli l'anno. Quello che, invece, bisognerebbe chiedersi è quando sarà mai possibile riuscire a non vedere più la Mondadori rappresentata così come avviene ormai da troppo tempo, come un Moloch leviatanico, e in maniera stancamente ripetitiva, distorcendo la realtà dei fatti non si sa bene a quali fini e utilità. E questo almeno per l'editoria italiana, che ha di sicuro ben altri e più seri problemi; così come anche potenzialità, sulle quali, invece, converrebbe far convogliare le energie, le idee e le risorse di tutti".
   

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