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Cinema e proteste dei lavoratori, ecco la guida dei film

Da La classe operaia va in paradiso a Louis Miche, da Full Monty a Smetto quando voglio, le storie raccontate sul grande schermo

Cinema, lotta operaia e protesta. Il tema è ricorrente in molti film.

Tra questi ricordiamo la commedia Louis Michel  di Benoît Delépine e Gustave Kervern. Prima vessate con orari e turni infami e successivamente lasciate senza un lavoro dall'improvvisa chiusura fallimentare dello stabilimento tessile dove lavorano, un pugno di operaie riunitesi per decidere che fare con i soldi della liquidazione optano per la scelta più sensata: usarli per assoldare un killer che uccida il padrone. Ma in una multinazionale non è sempre semplice capire chi sia il vero padrone. Scalcinati, incompetenti, spietati ma incredibilmente determinati a portare a termine il lavoro, un killer della domenica (che in realtà prima era una donna) e una delle impiegate (che in realtà prima era un uomo) saranno disposti anche a viaggiare fuori dalla Francia su una barca di clandestini pur di trovare il vero padrone e farlo fuori.

C'è poi Risorse umane di Laurent Cantet che racconta la vicenda di Frank, un neolaureato assunto in una fabbrica di Gaillon. Suo padre lavora lì da trent'anni e vede nel figlio il riscatto. Il ragazzo è incaricato di trovare soluzione allo scontro sulle 35 ore in fabbrica, ma la direzione lo sfrutta per predisporre una riduzione del personale, un taglio che prevede il licenziamento del padre. Melodramma aspro e senza retorica che guarda con una precisione quasi documentaristica alle trasformazioni del mondo del lavoro e alle collisioni sociali che determinano.

La classe operaia va in paradiso di Elio Petri racconta di Lulù, un metalmeccanico così veloce nel lavoro che il padrone esige dagli altri lo stesso ritmo. Quando però una macchina gli trancia un dito, passa dalla parte dei compagni in sciopero. Licenziato, viene riassunto per opera dei sindacalisti, ma - divenuto un po' folle - farnetica d'un paradiso che oltre un muro attende la classe operaia.

La legge del mercato di Stéphane Brizé è la storia di Thierry, 51 anni, una moglie e un figlio disabile. È disoccupato, ha frequentato corsi di formazione che non gli hanno portato un nuovo lavoro e le sue ricerche non producono esiti positivi. Finché un giorno viene assunto in un ipermercato con il ruolo di controllo nei confronti di tentativi di furto. Tutto procede regolarmente fino a quando un giorno si trova davanti ad un dilemma morale.

Drammatico il film finlandese Uno sparo in fabbrica di Erkko Kivikoski e impegno civile nel film di Ken Loach Il pane e le rose (titolo originale Bread and Roses), che ha per protagonista Maya, costretta a lasciare sua madre a Cuernavaca per emigrare clandestinamente negli Stati Uniti. Sfuggita alle mire di un rude cowboy raggiunge a Los Angeles la sorella Rosa con la quale va a vivere. Comincia con il lavorare presso un bar notturno e poi in un'impresa di pulizia. Ben presto Maya si rende conto dello sfruttamento a cui vengono sottoposti lei e i suoi compagni di lavoro e, al contrario di Rosa, vuole lottare. Grazie anche all'aiuto di Sam, un sindacalista statunitense che non ha rinunciato agli ideali. 

Cacciatore di teste di Costa Gavras racconta invece la disperazione per aver perso il posto. La mannaia che cade spietatamente su chi lavora in un'azienda quando qualcuno decide la ristrutturazione, che significa mandar via più gente possibile. Bruno Davert, chimico cartaceo, molto qualificato, apprezzato, apparentemente al sicuro, si trova dunque senza lavoro. Quarantenne, tenore di vita alto, villetta, cambio biennale di macchina, famiglia felice. Bruno ritiene che si tratti di un intervallo quasi propizio, si guarderà intorno, riposerà, sarà riassunto da un'altra parte. Ma dopo tre anni è ancora disoccupato e disperato.

C’è poi chi l’ha messa quasi in versione fantasy-horror (La fabbrica della violenza),  storia di un complesso industriale che viene demolito in una città della Cina moderna e modernizzata, e chi ci ha scherzato su, con un po', di amarezza (Full Monty e Smetto quando voglio).

E infine il racconto sotto forma di documentario in Dell'arte della guerra di Silvia Luzi e Luca Bellino. Milano, Agosto 2009. Quattro operai salgono su un carroponte a 20 metri d'altezza all'interno della INNSE, l'ultima fabbrica rimasta attiva nel comune di-Milano. Minacciano di buttarsi di sotto se non sarà fermato lo smantellamento dei macchinari e se la fabbrica sarà chiusa. Il capannone viene circondato da decine di poliziotti, mentre da tutta Italia arrivano centinaia di sostenitori. I quattro operai resistono per 8 giorni e sette notti a più di 40 gradi in uno spazio di pochissimi metri. Resistono perché hanno una strategia chiara e un esercito organizzato. Resistono perché conoscono alla perfezione il loro nemico e il loro territorio. Non è una semplice lotta operaia: ci sono regole precise, è un paradigma attuabile ad ogni forma di lotta. 

 

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