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Ecco perché Chuck Berry è stato così importante per la musica

Ecco perché Chuck Berry è stato così importante per la musica

Primo a raccontare universo giovanile; da Celentano a Fantastico

ROMA, 20 marzo 2017, 17:09

Paolo Biamonte

ANSACheck

Chuck Berry © ANSA/EPA

Chuck Berry © ANSA/EPA
Chuck Berry © ANSA/EPA

   Probabilmente, l'episodio che riassume meglio la turbolenta vita di Chuck Berry - morto sabato a 90 anni - è avvenuto nel suo camerino nel 1981. Il concerto era appena finito e seduto accanto a lui c'era Keith Richards. Berry non aveva ancora risolto la questione che più gli interessava dei suoi concerti: i soldi. Per tutta la vita li ha pretesi in contanti, non importava con chi aveva a fare, se si trattava di un tour o di un grande show. Ed era lui che li metteva nella valigetta. Lasciò Keith Richards da solo in camerino a custodirgli la chitarra. E lui, da fan, non resistette alla tentazione di suonare lo strumento del suo idolo. Purtroppo Berry rientrò proprio mentre Richards suonava e lo colpì con un diretto al volto, lasciandogli un occhio nero. Questo era l'atteggiamento che aveva verso il mondo e il suo ambiente. Sapeva di aver inventato le regole di una musica che avrebbe cambiato il mondo. E di non aver avuto quanto meritava. A differenza di parte dei musicisti neri della sua generazione - era nato nel 1926 - Chuck Berry non aveva origini povere.

Muddy Waters, il gigante del Blues che lo presentò a Leonard Chess, il titolare della leggendaria Chess Records di Chicago, che gli fece incidere il primo disco, "Maybelline", era nato in una piantagione di cotone. Lui, che era della middle class, a 18 anni si era beccato una condanna per rapina. Poi, al culmine del successo, nel 1959, fu arrestato per aver sedotto una ragazzina di 14 anni. Cinque anni di condanna, ridotti poi a tre. Quando uscì di prigione il treno era passato. L'America degli anni '50 era ancora segregata, c'erano le classifiche per la musica nera e non impazziva certo per quel nero sfrontato che di fatto ha portato la chitarra elettrica al centro della scena e che è stato il primo a scrivere dei testi che raccontavano in modo diretto e pieno di ironia l'universo giovanile, che proprio negli anni di "Roll Over Beethoven", "School Day", "Johnny B. Goode", "Come On" , "Sweet Little Sixteen" scopriva di essere una categoria sociologica fino ad allora sconosciuta. Quei versi avevano ritmo, erano facili da capire, ma tutt'altro che banali ed erano frutto di una sofisticata scelta legata anche al suono delle parole che si inserivano in un quadro musicale, che combinava il Blues, lo Swing, il Country, la lezione di T Bone Walker, e in cui la chitarra suonava introduzioni, scandiva riff, suonava brevi frasi solistiche (licks) tra un verso e l'altro, esaltava le risorse, allora assolutamente rivoluzionarie, della musica amplificata. Il tutto arricchito da una presenza scenica travolgente, entrata nella storia dello show business grazie al "duck walk", il passo dell'anatra. In quegli anni lì, e per molto tempo a venire, i musicisti venivano derubati da contratti truffa e se eri bianco era meglio.

Nel 1963 i Beach Boys conquistarono il mondo grazie a "Surfin Safari" che è identica, nota per nota, a "Sweet Little Sixteen". Chuck Berry dovette aspettare molti anni prima che la causa per plagio gli facesse ottenere un parziale risarcimento. In realtà il periodo d'oro di Chuck Berry dura pochi anni: come la maggior parte della generazione dei padri del rock'n'roll, è rimasto legato alla musica e ai brani che l'hanno reso famoso. A coltivare il suo genio e a portarlo nel futuro sono stati innanzitutto i rocker inglesi degli anni '60, a cominciare dai Beatles e i Rolling Stones e quelli delle generazioni successive, tutti consapevoli che il rock come lo intendiamo oggi non sarebbe esistito senza Chuck Berry. Che, insieme a un gruppo di musicisti neri della sua generazione, ha trascorso la vita a rodersi del fatto di non aver mai avuto quanto gli era dovuto per essere stato "l'inventore".

   Lo sapeva bene Keith Richards che, nonostante l'episodio dell'occhio nero, nel 1987 organizzò per i 60 anni del suo idolo un mega concerto con ospiti come Eric Clapton, Linda Ronstadt, Etta James, Robert Cray e il leggendario Johnnie Johnson, il pianista degli esordi di Berry. Da quel concerto fu ricavato un film "Heil Heil Rock'n'Roll". Come ringraziamento per il lavoro svolto, Richards fu maltrattato davanti a telecamere, media e ospiti durante la prova generale, "reo" di suonare "troppo" durante le parti vocali del leader. Sempre nel 1987 Chuck Berry fu ospite del "Fantastico" condotto da Adriano Celentano: anche in quell'occasione fece sudare i dirigenti Rai per la storia del compenso e poi propose la consueta esibizione sgangherata chiusa da "Tutti frutti". Nel 2007 è stato l'head liner del concerto del Primo Maggio di piazza san Giovanni. In più di mezzo secolo di carriera, Chuck Berry non ha mai voluto una band: non conosceva neanche i musicisti con cui suonava. In Europa sbarcava in Germania o in Olanda scritturava una ritmica e faceva il tour. Sempre attento alla valigetta. 

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