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Torna a Roma il genio di Edward Hopper

Torna a Roma il genio di Edward Hopper

Dal 1/10 al Vittoriano, anche influenza sul grande cinema

ROMA, 27 settembre 2016, 12:53

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Mostre: torna a Roma il genio di Edward Hopper - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostre: torna a Roma il genio di Edward Hopper - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre: torna a Roma il genio di Edward Hopper - RIPRODUZIONE RISERVATA

  Torna a Roma il genio di Edward Hopper, l'artista americano amatissimo dal largo pubblico degli appassionati, in una grande mostra allestita dall'1 ottobre al 12 febbraio negli spazi del Complesso del Vittoriano. Saranno esposti circa 60 capolavori realizzati tra il 1902 e il 1960, prestati eccezionalmente dal Whitney Museum di New York, che di Hopper custodisce l'intera eredità, per una rassegna che punterà per la prima volta a documentare l'influenza del pittore sul mondo del cinema dai film di Hitchcock a quelli di Antonioni o Dario Argento.
    Organizzata e prodotta da Arthemisia Group con il Whitney Museum of American Art di New York, l'importante esposizione è stata curata da Barbara Haskell (del museo newyorkese) in collaborazione con Luca Beatrice. Insieme hanno selezionati dipinti e disegni di indubbia rilevanza nel percorso creativo del maestro famoso per una straordinaria capacità a fermare l'attimo, quasi fosse cristallizzato nel tempo, di un panorama o di una persona. Proprio per questo le sue tele ancora oggi si presentano come vere e proprie scene filmiche, di assoluta modernità, tanto che hanno accompagnato la storia di Hollywood, ma anche del cinema europeo. Una sezione del tutto inedita della mostra è quindi dedicata all'influsso di Hopper nei film che hanno per protagonista Philip Marlowe, ma anche nei lavori di Hitchcock , primi fra tutti 'Psycho' e 'Finestra sul cortile', di Michelangelo Antonioni (ne 'Il Grido', 'Deserto rosso' e 'L'eclisse'). In 'Profondo rosso', Dario Argento ricostruisce come 'Nighthawks' la sequenza del bar, mentre in 'Velluto blu' e 'Mullholland Drive', David Lynch s'ispira a molte altre opere.
    Così come Wim Wenders in 'Paris, Texas', Todd Haynes in 'Lontano dal Paradiso' e i fratelli Coen in 'L'uomo che non c'era'.
    L'intero percorso dell'esposizione romana è suddiviso in sei sezioni, tematiche e cronologiche al tempo stesso. Si parte con le opere del periodo accademico e con gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino. Capolavori come 'Night Shadows' (1921) ed 'Evening Wind' (1921) mettono in evidenza la sua tecnica elegante e quel 'senso di incredibile potenzialità dell'esperienza quotidiana' che da subito riscuote grande successo e che segna l'inizio della sua fortunata carriera.
    Nella sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo di lavoro, viene poi presentato un importante gruppo di disegni preparatori come 'Study for Gas' (1940), 'Study for Girlie Show' (1941), 'Study for Summertime' (1943) e 'Study for Pennsylvania Coal Town' (1947). La mostra riunisce anche alcune delle più significative immagini di donne, da sole e in interni, affaccendate o contemplative. Dipinti che raccontano al meglio la poetica dell'artista, il suo discreto realismo e soprattutto l'abilità nel rivelare la bellezza dei soggetti più comuni, usando appunto un taglio cinematografico. Non solo nella tele, ma anche nelle incisioni di cui Hopper era maestro, nei disegni, negli acquerelli, dall'inizio del secolo agli anni '60, la sua carriera inscena uno straordinario repertorio di motivi e generi della pittura figurativa. Basti pensare che il ritratto, il paesaggio, la scena d'interno sono i protagonisti di suoi più celebrati capolavori come 'Self-Portrait' (1903-06), 'Second Story Sunlight' (1960), 'Summer Interior' (1909), 'New York Interior' (1921 ca.).
   

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