(ANSA) - ROMA, 13 LUG - EMMANUEL CARRERE, 'IO SONO VIVO, VOI SIETE MORTI' (Adelphi, pag. 350, Euro 19,00). La vita di uno scrittore è un viaggio fantastico, spesso un'avventura lisergica, sempre un momento di confronto e di autoanalisi per un autore come Emmanuel Carrere, abituato a confrontarsi con le vite degli altri per indagare la propria. In 'Io sono vivo, voi siete morti', lo dice lui stesso, il confronto è difficile. Non solo perché, per sua stessa ammissione, si tratta di Philip K. Dick, scrittore che per Carrere è stato la prima passione letteraria, ma anche perché l'esistenza dell'autore di fantascienza prima disprezzato poi diventato di culto, non si può prendere propriamente ad esempio.
E' un po' come il caso de L'avversario, libro in cui anni più tardi, ovvero nel 2000 mentre il libro su Dick è del 1993 (ma solo ora pubblicato meritoriamente sempre da Adelphi in traduzione italiana) Carrere si confronta addirittura con la vicenda di un serial killer. Il problema insomma è quello dell'immedesimazione con il male, un male assoluto nel caso di Jean-Claude Romand che per oltre 20 anni aveva mentito a tutti per poi sterminare la famiglia. Non così oscura è l'anima di Philip k. Dick ma certo non più lineare, visto che si tratta di un uomo capace di far rinchiudere la propria moglie in manicomio con accuse false per liberarsene definitivamente. Uno scrittore di fantascienza che non vorrebbe essere uno scrittore di fantascienza, un uomo religioso che vive una vita totalmente dissoluta, un uomo che non assume droghe - solo una volta prese quella più celebre e osannata al tempo, l'LSD - per poi imbottirsi di anfetamine e psicofarmaci quotidianamente per affrontare l'esistenza, il lavoro, gli affetti. Un uomo e uno scrittore dalla fantasia sfrenata capace di perdere completamente il rapporto con la realtà e di raccontare universi paralleli che rimarranno nella storia della letteratura del suo genere e nell'immaginario di intere generazioni. Insomma nella vita del 'mito' Dick ci sono tutti i punti interrogativi dell'opera di Carrere: la menzogna, la religione, l'idea di colpa e quella di letteratura, la politica e la tendenza al qualunquismo, l'impossibilità di chiudere in precise categorie il bene e il male, il vero e il falso. 'Io sono vivo, voi siete morti' è la crudeltà dell'essere fuori contesto, che forse è il peccato originale di una generazione, quella di Carrere appunto prima che di Philip K. Dick. Una realtà che a volte diventa prepotente, come nel bel A Calais, bel reportage da poco pubblicato in volume sempre da Adelphi in cui lo scrittore cerca di raccontare a modo suo il dramma di una città di confine che è diventata zona di guerra. Vicenda che, alla luce della Brexit, diventa di ancora più drammatica attualità. (ANSA).