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(di Rosanna Pugliese)
(ANSA) - BERLINO, 20 FEB - È un medico, non un attore Pietro
Bartolo. “Mi occupo di immigrazione da 25 anni, a Lampedusa”. È
lui l'eroe di Fuocammare, il film-documentario che ha vinto
l'Orso d'oro alla Berlinale 2016. E dell'Isola siciliana assurta
a modello di accoglienza in Europa. Bartolo soccorre, censisce,
divide, smista, ha perfino il terribile compito di dover
archiviare i cadaveri.
E racconta all'ANSA di una esistenza dedicata a loro, i
migranti: "Lo faccio come volontario. Mi occupo un po' di tutto:
dai soccorsi alle ispezioni sui cadaveri. Faccio anche le veci
dell'Usmaf, la sanità frontaliera". Il modello di Lampedusa oggi
"funziona bene", spiega, "è stato approvato anche dall'Oms".
Alla base c'è un protocollo, elaborato da Bartolo. "Abbiamo
convenzioni ad esempio con tutti gli ospedali maggiori (++RPT
maggiori+++) della Sicilia, Palermo, Agrigento, Caltanissetta".
E i presidi sanitari sono tenuti ad accogliere i migranti,
comunque, anche se sono pieni.
Dal 1991 a Lampedusa sono arrivati 300 mila migranti, spiega.
Sposato con un medico dell'isola, Bartolo è reperibile 24 ore su
24. “Una volta sono stato fuori casa sette giorni, a causa di un
naufragio. Gli è capitato di eseguire 368 ispezioni di cadaveri
in 15 giorni. “Ricordi dolorosissimi, nella mia mente”.
Oggi a Berlino, grazie a questo premio, esprime un auspicio:
“Spero che il film di Rosi, una testimonianza molto forte, che
lui È stato bravissimo a girare, possa colpire le sensibilità
della gente, e di chi può davvero fare qualcosa per mettere fine
a questa tragedia dell'umanità". "Siamo i primi ad essersi
occupati di questo fenomeno, nel 1991, l'Europa se ne sta
interessando con molto ritardo, e in modo contrastante". "Noi
nell'accoglienza diamo tutto il possibile – aggiunge – forse non
siamo molto bravi nell'integrazione. Ma accogliere è un dovere
cosÌ come salvare dal mare".