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Paul Weller, guardo sempre avanti

Uscito nuovo lp 'Saturns Pattern'; a luglio tre date in Italia

(ANSA) - MILANO - Per Paul Weller la nostalgia non si pone: per il cantautore e musicista inglese, emerso fra anni '70 e '80 nei The Jam e Style Council, la voglia di sperimentare è troppo forte. Lo ha spiegato a Milano presentando 'Saturns Pattern', sua dodicesima prova solista in studio uscita il 19 maggio e prima per etichetta Parlophone, dove per nove tracce Weller gioca fra le influenze. "Ormai ho smesso di dividere tutto in generi, cerco solo di scrivere musica che sia bella", dice un musicista che già negli anni '80 con gli Style Council mescolava il pop alla prima house americana.

Questa contaminazione ritorna oggi in 'Phoenix', ma fra blues rock ('White Sky'), funk ('Saturns Pattern'), soul ('Pick It Up') e synthpop ('I'm Where I Should Be') il debito di una certa generazione britpop nei confronti di Weller è quantomai evidente ascoltando il disco in retrospettiva: "I Beatles hanno innovato, io spero almeno di aver riflettuto i miei tempi". In un disco tematicamente eterogeneo emerge la fascinazione per Londra, allusa nel blues della statale M25 di 'In The Car...' o nei rumori delle sue strade che aprono la jazzata 'These City Streets': "Ci vivo da tanto tempo, ma ancora ne rimango affascinato come quando arrivai e capii che solo lì potevo essere me stesso". Ma il passato non è la dimensione temporale preferita di Weller, che confessa di non aver nemmeno partecipato attivamente all'allestimento della mostra che in estate vedrà raccontata la storia dei The Jam alla prestigiosa Somerset House di Londra: "Non farei mai un tour reunion o un concerto in cui eseguo per intero un mio vecchio disco, ormai lo fanno tutti, non mi interessa: nei live invece le canzoni nuove danno energia anche a quelle vecchie". A luglio questi live passeranno anche dall'Italia per tre date: il 5 a Gardone Riviera (Brescia) nell'Anfiteatro del Vittoriale, l'8 al Parco di Villa Varda a Brugnera (Pordenone) e il 9 a Roma (Auditorium Parco della Musica).

Una cosa che dal passato Weller riprenderebbe così com'è, invece, è il suo repertorio di canzoni politicamente impegnate: "Non ne scrivo più prima di tutto perché le vecchie sono ancora valide, la Gran Bretagna non è tanto diversa da quei tempi: il popolo britannico è migliorato, ma i politici sono ancora gli stessi, tutti di estrazione borghese, una corporazione". Non si risparmia allora neanche una stoccata al riconfermato premier David Cameron: "Mi ha fatto ridere in modo amaro vederlo ai funerali di Nelson Mandela, lui che da studente a Eton aveva poster che incitavano alla condanna a morte dei cosiddetti terroristi sudafricani". Lo spirito è lo stesso, insomma, ma il viaggio va continuamente in direzioni diverse, come suggerisce il concept estetico del disco, quel motivo esagonale disegnato dai venti sul pianeta Saturno: "Per mantenere vivo il mio interesse devo sempre spingermi più in là, sperimentare qualcosa di nuovo, fare un disco diverso dal precedente". Diversità non per forza sonore: "Ci ho messo 50 anni a scrivere un brano come 'I'm Where I Should Be' nel quale dico finalmente che sono a mio agio con me stesso: forse è perché ho trovato la persona giusta o perché da vecchio non ti importa più dell'opinione altrui".
   

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