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Paul Simon e Sting, vite parallele nel live a Milano

Successo per l'inedito duo ad Assago davanti a 8mila spettatori

(ANSA) - MILANO, 30 MAR - Fedora ben calcato in testa e chitarra in braccio uno, barba incolta e t-shirt blu coperta da un basso elettrico l'altro: sembravano due musicisti qualunque Paul Simon e Sting quando stasera, senza effetti speciali da rockstar ad annunciarli, sono saliti sul palco del Forum di Assago di fronte a 8mila spettatori. A Milano - unica tappa italiana del tour mondiale 'Paul Simon & Sting On Stage Together' - era di scena una delle accoppiate più eccezionali della storia del pop, un inedito duo che insieme vale 28 Grammy e decine di milioni di dischi venduti, ma dal palco emanava tutta la semplicità di una collaborazione fra due vicini di casa, quali i due sono stati per 20 anni a New York.

Ad aprire il concerto è 'Brand New Day' di Sting, seguita da 'The Boy in the Bubble' di Paul Simon: un colpo doppio che stende subito il Forum, ma anche perfetta introduzione al ritmo della scaletta, ora concentrata sull'opera della popstar inglese, ora su quella del cantautore americano. 'Fields of Gold' è la prima canzone acclamata a scena aperta: qui le voci dei protagonisti sembrano fondersi come quelle di un vero duo che calca le scene insieme da anni, e non da poco più di 13 mesi. Dopo il duetto introduttivo è la volta dei mini-set solisti: in una staffetta sulla lunga distanza (32 canzoni distribuite per oltre due ore e mezzo di live) il cantautore di Newcastle e quello del Queens si danno il cambio e allo stesso tempo sembrano sfidarsi a colpi di singoli tratti dalle rispettive lunghe carriere. È un viaggio a doppia corsia attraverso due fra le più significative esperienze pop del ventesimo secolo, e ad accompagnare il viaggio c'è una band di 15 elementi che fra tube e sassofoni, violini e violoncelli, organetti e armoniche, washboard e fisarmoniche riesce a coprire l'ampio spettro stilistico che descrive Sting e Paul Simon, ma arricchisce anche i pezzi di segmenti strumentali di alto livello.

I due musicisti si contendono il favore del pubblico: 'Englishman in New York' e 'Me and Julio Down By the Schoolyard' lo fanno cantare, 'Shape of My Heart' e 'Still Crazy After All These Years' lo fanno calare in un silenzio commosso, 'Message in a Bottle' e 'That Was You Mother' lo fanno alzare in piedi e scatenare. È una lotta fra giganti in cui 'You Can Call Me Al' se la vede con 'So Lonely' , 'Roxanne' (in medley con 'Ain't No Sunshine' di Bill Withers) con 'The Obvious Child', ma non mancano scambi di cortesie e tributi: Sting esegue un'apprezzatissima versione di 'America' di Simon & Garfunkel, mentre Paul Simon omaggia le sue radici blues e country eseguendo in medley due brani di Junior Parker e Chet Atkins.

Vincitori sicuri di questo scontro amichevole sono gli spettatori, ma trionfa anche il duo di stelle: quando fra un set solista e l'altro Sting e Paul Simon si riuniscono sul palco, l'alchimia è tangibile e il pubblico la premia sempre, prima su 'Mrs. Robinson', quindi su 'Fragile' e 'The Boxer' in cui l'intreccio di timbri e stili funziona ancora meglio. Come si era aperto con un duetto, così si chiude lo show, in un bis da numeri uno fra 'Cecilia', 'Every Breath You Take' e 'Bridge Over Troubled Water' con il pubblico del parterre che abbandonate le seggiole si accalca sotto il palco per l'ultimo saluto al duo.

"Non capisco perché non abbiamo fatto tutto il tour qui - ha scherzato Simon a inizio concerto - non potete immaginare quanto siamo felici di essere qui". Ma forse il pubblico di Milano questa sera ne ha avuta un'idea di prima mano.(ANSA).
   

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