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Morto Garzanti: Piccioli, geniale e tremendo

Morto Garzanti: Piccioli, geniale e tremendo

Il direttore editoriale, con la sua scomparsa si chiude un ciclo

ROMA, 13 febbraio 2015, 19:00

Mauretta Capuano

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 "Geniale, un carattere tremendo, molto istrionico per certi aspetti. Quando voleva sapeva essere seduttivo ma era anche maestro nel creare gelosie tra i redattori, consulenti e collaboratori della casa editrice". Così Gianandrea Piccioli, per tanti anni direttore editoriale della Garzanti, ricorda con l'ANSA l'editore Livio Garzanti, morto nella notte in una clinica a Milano.


    "Con la sua scomparsa si chiude un ciclo: quello dei grandi editori del secondo Novecento che avevano una concezione non meramente commerciale dell'editoria, che la consideravano uno strumento per fare cultura, non solo quattrini. Ormai non si possono più fare paragoni, basta pensare alle concentrazioni editoriali attuali, alle maledette classifiche dei libri più venduti" dice ancora Piccioli.
    Il grande pregio, spiega il direttore editoriale, ora in pensione, "dell'editoria del passato era che le case editrici erano identificabili, avevano una fisionomia ben precisa. Si sapeva che un certo libro difficilmente sarebbe stato pubblicato da un certo editore mentre adesso è lo stesso. Oggi in Italia c'è un'editoria ricca e vivace ma schiacciata e resa invisibile dalle grandi concentrazioni". Livio Garzanti, "aveva grandi intuizioni, il fiuto degli editori di una volta, gli bastava annusare un libro ma a differenza di Arnoldo Mondadori che credo non avesse mai letto un libro per intero in vita sua, Livio - racconta Piccioli - era una persona colta. Era riuscito a contemperare, a differenza di altri, Grandi Opere, Varia e Scolastica e non bisogna dimenticare che è stato anche un grande editore di dizionari, l'unico dizionario di inglese vero era il Garzanti-Hazon e nelle Grandi Opere sono uscite la Storia della filosofia di Geymonat".


    Piccioli ricorda anche che oltre ad aver lanciato Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Livio Garzanti è stato l'editore e amico "di Attilio Bertolucci, di Carlo Emilio Gadda di cui pubblicò "Quer pasticciaccio brutto di via Merulana. C'e' anche un carteggio tra Gadda e Livio che prima o poi verrà pubblicato, erano molto legati. Anche Il prete bello di Goffredo Parise è nato in Garzanti e Ferdinando Camon è stato scoperto da lui".


    Ma, continua, "la Garzanti faceva anche i gialli che non erano censurati come quelli Mondadori e grazie ad Alberto Ronchey, grande amico di Livio, venne pubblicato tutto il ciclo di 007".
    Senza dimenticare i libri di documentazione giornalistica tra cui figurano, sottolinea Piccioli, Corrado Stajano, Giorgio Bocca e Alberto Ronckey. Piccioli, infine, ci tiene anche a sottolineare le doti di scrittore di Livio Garzanti, autore dei romanzi 'La fiera navigante', 'L'amore freddo' e dei racconti 'Una città come Bisanzio': "Sono bei libri, non di ampio respiro. E' stato uno scrittore sottovalutato nel senso che non se ne parla più. 'La fiera navigante' è in parte autobiografico, con copertina di Tullio Pericoli che ha affrescato la sala riunioni al pian terreno di Casa Garzanti a Via Senato. Nell'affresco sulla storia della casa editrice, di sguincio si affaccia anche Livio come a dire: 'io non c'entro' e invece non si muoveva una foglia che lui non volesse".

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