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Baricco, serve il coraggio di ricominciare

Baricco, serve il coraggio di ricominciare

Problema non è orchestra, ma ripensare modello. Muti? Lo capisco

BERLINO, 03 ottobre 2014, 20:09

Rosanna Pugliese

ANSACheck

Alessandro Baricco © ANSA/EPA

Alessandro Baricco © ANSA/EPA
Alessandro Baricco © ANSA/EPA

Il sistema degli enti lirici può essere rifondato, se si ha il coraggio di ripensarlo daccapo, complessivamente, avendo la forza di chiudere con esperienze del passato anche importanti. E questo non passa per un "gesto unico". La passione per la musica classica - e per l'opera lirica in particolare - dello scrittore Alessandro Baricco è nota almeno quanto la sua scuola di scrittura, ispirata al Giovane Holden. Chiuso in ritiro per la stesura del suo ultimo romanzo, Baricco mette le mani avanti spiegando di non aver letto i giornali oggi, ma all'ANSA esprime le sue convinzioni di fondo sulle sofferenze del settore in Italia. "Oggi non ho letto il giornale, perché sono in ritiro per il mio libro e non ho le informazioni necessarie per valutare questo singolo caso - risponde quando gli si chiede un commento sul caso eclatante del licenziamento collettivo del coro e dell'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma -. Sono tuttavia stato informato di quello che è successo. E quello che posso dire è che io ho l'impressione che quel sistema degli enti lirici, e dei teatri e in generale, del denaro pubblico nella cultura, possiamo rifondarlo solo se siamo disposti a interrompere delle esperienze, che sono state anche molto brillanti in passato". "Dobbiamo essere capaci di ricominciare veramente - afferma -. E ricominciare veramente può significare alle volte anche smettere di fare le cose. Abbandonare un certo sistema per avviarne un altro". Sul teatro dell'Opera sottolinea, cauto: "Non so giudicare se questo caso sia virtuoso o tutt'altro che utile". Baricco, però, non boccia affatto l'idea di esternalizzare l'orchestra, specificando che "non c'è un unico singolo gesto, che può risolvere i problemi, bisogna farne sei o sette contemporaneamente". "Quella può essere una soluzione efficace, però, implica un cambiamento di cultura, che va confermato anche a livelli diversi. Il problema non è l'orchestra, l'orchestra è uno dei problemi che abbiamo, ma dobbiamo risolverli tutti insieme. Non c'è un pezzo della faccenda che scricchiola, e quel pezzo è l'orchestra o il coro.
    Qui si tratta di un modello complessivo, che va realizzato daccapo".
    E la scelta di Riccardo Muti di lasciare la nave? "Posso immaginare che Muti non abbia trovato le condizioni in cui poter lavorare con la concretezza, la cura, la qualità a cui lui è abituato - è la risposta -. E dunque sì, posso capirlo". "Uno può anche essere innamorato del suo Paese, o di un teatro in particolare, ma alla fine ognuno di noi fa un mestiere che ama moltissimo, e quindi cerca sempre di farlo, non dico nelle condizioni migliori, ma in condizioni sufficienti, per esprimere qualcosa di importante". C'è poi una valutazione di fondo, su come supportare la formazione musicale - assente dalle scuole e sempre meno diffusa fra i giovani - in Italia. "Se un Paese decide che la musica è effettivamente uno strumento di educazione prezioso, si dedica alla musica molto più di quanto facciamo noi - dice Baricco -. Oppure decide che ci sono altre leve culturali, che oggi sono più importanti". "Il nostro Paese deve decidere - è la conclusione -. Perché far vivacchiare tutto quel sistema, senza convinzione, serve a poco. Non dico che non serve a nulla, ma serve a poco".
   

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