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Marlon Brando, 10 anni fa moriva il più grande

Obeso e senza soldi, a 80 anni se ne andò il mitico Kowalski

Dieci anni fa, il 2 luglio 2004, moriva a 80 anni il più grande di tutti: Marlon Brando. Viveva ormai solo sulle colline di Los Angeles, senza soldi, malato e soprattutto obeso. Uno schiaffo, questo, alla sua bellezza che aveva messo d'accordo ogni donna. Un tipo duro, sullo schermo come nella vita. Uno che non si era conservato. Anzi. E che si era tirato anche addosso ogni tipo di disgrazia: la figlia Cheyenne suicida e un altro figlio, Christian, accusato di omicidio.

    Insomma a 80 anni il crudele Kowalski in canottiera di 'Un tram che si chiama desiderio' era diventato un poveraccio, una specie di barbone lontano da suoi colleghi coetanei che si tenevano in forma, giocando a golf e pompando gli addominali.



    Brando non era uno che poteva convivere con gli anni, sarebbe stato un controsenso.

    Una vita complicata quella dell'attore, nonostante il denaro piovutogli addosso con 'Fronte del porto', 'Bulli e pupe', Giulio Cesare', 'Viva Zapata', Apocalipse Now', 'Ultimo tango a Parigi', 'Queimada' e la saga del 'Padrino'. Troppe donne, processi e alimenti a ex moglie ad amanti. Due anni prima della sua morte una ex cameriera, Maria Christina Ruiz, gli aveva fatto causa per 100 milioni di dollari sostenendo di essere la madre di tre suoi figli (l'attore ne avrebbe avuti cinque da tre mogli legittime e almeno sei da amanti varie sparse in tutto il mondo) e di convivere con lui da 14 anni. Pur di non pagare, il divo aveva esibito in tribunale la denuncia dei redditi da cui risultava una pensione da seimila dollari al mese integrata da un assegno mensile della sussistenza sociale da 1.856 dollari.

  

Per sopravvivere, il vecchio leone che aveva rifiutato l'Oscar e aveva sparato a zero contro la lobby ebraica di Hollywood, si era adattato a prestare la sua voce a spot pubblicitari. Secondo alcune fonti, negli ultimi anni dormiva con la bombola dell'ossigeno accanto al letto. L'ultima sua apparizione in tv, il 7 settembre 2001, fu accolta dai fischi: era sul palcoscenico del concerto dell'amico Michael Jackson al Madison Square Garden e Marlon si lanciò in una filippica fuori copione contro la violenza sui bambini che non piacque al pubblico.

    Va detto che a Marlon Brando non è andata bene anche prima di morire. Ben due biografie uscite nel 1994 gli davano addosso in tutti i modi, parlando anche di una sua presunta omosessualità.

    Uno dei biografi, John Parker, ha scritto: "Marlon aveva una enorme carica sessuale, aveva bisogno di almeno una o due donne al giorno, ma tutta questa frenesia non era che un modo per dimenticare il suo pronunciatissimo lato omosessuale". "Era molto attraente, aveva un magnetismo animale che incantava uomini e donne, ma in lui la componente femminile era assai spiccata e non ha mai detto di no a nessun uomo che lo abbia invitato nel suo letto", confessò l'attrice Maureen Stapleton intervistata a lungo dal biografo insieme con un'altra delle ex compagne di Brando, Shelley Winters.

    E l'attore Roy Scheider: "Era bello come un Dio, ma ha sempre sofferto a causa del grande contrasto tra il suo aspetto cosi' virile e la sua grande sensibilità, un lato femminile del suo carattere che cercava sempre di nascondere. Era assetato di sesso, ma non definirei Brando né omosessuale, né bisessuale, bensì 'pan-sessuale', cioè al di là di qualsiasi etichetta".

    Due sue frasi da memorizzare: "Il cinema uccide l'individuo. Tanti anni buttati via. Mi hanno appesantito fisicamente, mentalmente, spiritualmente". E ancora: "Mi trovavo donne che mi si infilavano nel letto, dovunque. Arrivavano a offrirmi soldi. Si offrivano di lavarmi i piedi, come Gesù. Ma io non volevo finire in croce".

    A dieci anni dalla scomparsa, Castelvecchi manda in libreria 'Marlon Brando - Una tragedia americana', in cui Goffredo Fofi racconta l'attore attraverso tutti i personaggi che ha interpretato, dall'invenzione di un nuovo modello maschile misto di violenza e di fragilità all'imposizione dello stile di recitazione che diventerà paradigma per gli attori della nuova Hollywood, passando per le cadute e le rinascite di un'esistenza portata all'eccesso.
   

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