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Umberto Orsini, 80 anni sapendo sempre scegliere

Umberto Orsini, 80 anni sapendo sempre scegliere

"Oggi si va sul palcoscenico pensando alla tv o al cinema"

ROMA, 31 marzo 2014, 11:12

Redazione ANSA

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Teatro: Umberto Orsini,80 anni sapendo sempre scegliere - RIPRODUZIONE RISERVATA

Teatro: Umberto Orsini,80 anni sapendo sempre scegliere - RIPRODUZIONE RISERVATA
Teatro: Umberto Orsini,80 anni sapendo sempre scegliere - RIPRODUZIONE RISERVATA

    ''Sono un attore abbastanza privilegiato, perché ho il potere di scegliere e così, tutta la mia carriera l'ho costruita affrontando i classici e alternandoli con i contemporanei'', afferma oggi Umberto Orsini, che debuttò in palcoscenico a 23 anni nel 1957 e che il due aprile compie 80 anni.
    Nato a Novara, dopo gli esordi con la Compagnia dei giovani e subito dopo con Morelli-Stoppa e Sarah Ferrati (''Chi ha paura di Virginia Woolf?'' nel 1963), ci sono due momenti della sua lunga carriera che aiutano a capire il senso e il valore di questo attore, aristocratico e popolare assieme. Sono ''I masnadieri'' di Schiller portati in scena all'Eliseo con Gabriele Lavia anche regista e ''Copenhagen'' di Fryan con la regia di Mauro Avogadro. In tutti e due i casi si trattò di una scommessa, vinta e coronata dal successo, di un attore che non ha mai esitato a mettersi in gioco, alternando grandi classici, da Pirandello a Shakespeare, con scoperte o proposte di lavori di contemporanei che, si dice, il pubblico italiano fatichi ad accettare, da Thomas Bernhard a Ron Harwood, da Botho Strauss a Pier Paolo Pasolini o Giovanni Testori. Conquistandosi insomma pubblico con un teatro tradizionale di classe e spettacolare per poi convincerlo a seguirlo anche su strade meno battute, alla scoperta di qualcosa di nuovo.
    Ricorda che il grande rumore che fecero e il trionfo che ebbero ''I masnadieri'', con una realizzazione corretta ma di grande effetto scenico, di bel ritmo e forza, ''portarono gli abbonati dell'Eliseo, in un anno, da tremila a quindicimila'', tanto che con Lavia e la Falk, Orsini ne divenne direttore artistico per quindici anni, sino al 1997. ''Copenhagen'' invece, molti anni dopo, ''fu una vera sfida, una lotta per imporlo e farlo comunque contro tutti quelli che dicevano che non poteva andare''. Ed invece fu un altro successo, nello spazio dell'India a Roma, col passaparola di spettatori in prevalenza più giovani, che l'ha fatto riprendere per più stagioni e girare moltissimo, avvincendo con il suo discorso sui destini e le responsabilità della scienza, attraverso il dialogo tra due grandi fisici impegnati a suo tempo nel lavoro per ottenere l'atomica.
    Ai suoi inizi, quando De Lullo lo notò studente all'Accademia, ''c'erano molte, almeno una decina di Compagnie primarie con grandi attori e la cosa più importante è sempre lavorare con i migliori, imparare da loro, una volta da Gianni Santuccio o Tino Carraro, oggi, per fare solo qualche nome, da Massimo Popolizio a Franco Branciaroli o Valentina Sperlì''. Attore capace quindi di dare verità con misura moderna alle battute esemplari e assolute di grandi classici, come poi di restituire il disagio, il dubbio, la nevrosi dell'uomo contemporaneo, Umberto Orsini dice che oggi ''in teatro c'è molta confusione e, accanto a alcuni che fanno ricerca alta, ci sono troppi altri di scarsa professionalità che vedono un passaggio in palcoscenico solo come un'occasione per farsi notare, un eventuale trampolino verso la tv e il cinema, senza alcuna volontà di sacrificio, di impegnarsi in tournee, nel lavoro serio. Nascono così molte figure che sono meteore che non lasciano traccia''. Lui una traccia l'ha lasciata, non solo nel teatro, ma anche nel cinema pur se dice che, delle decine di pellicole cui ha partecipato, ne salverebbe cinque o sei, dal debutto ne ''La dolce vita'' sino a ''La caduta degli dei'' e ''Ludwing'' di Visconti e poi altri con i maggiori registi italiani. E un bel po' di popolarità, in anni mitici, l'ha avuta anche dalla tv con sceneggiati quali ''La Pisana'' di Vaccari e ''I fratelli Karamazov'' di Bolchi, senza dimenticare i suoi amori da copertina, dalla Falk agli inizi, contesa con Renato Salvadori, ai 12 anni in cui ha fatto coppia con Helen Kessler.
    Così, alla vigilia di questo suo importante compleanno, appare soddisfatto mentre va in scena e gira ancora per molte piazze con una rivisitazione del ''Giuoco delle parti'' di Pirandello, e dice di ''non avere sogni nel cassetto: sono riuscito a fare le cose opportune nel momento giusto'', aggiungendo che ''siamo piccoli esseri umani pieni di ambizioni, siamo nulla e vorremmo essere tutto, quel che solo il teatro ci permette e quindi è solo il teatro che ci può salvare''.
   

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