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ANSA/ Tristan Tzara e il dadaismo a 50 anni dalla morte

Scomparso il 25 dicembre 1963, tra il '16 e il '18 fondò il Dada

(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 26 DIC - "Nessuna pietà. Dopo la carneficina ci resta la speranza di un'umanità purificata", scriveva nel primo manifesto Dada del 1918 Tristan Tzara, uno dei padri del grande e variegato movimento d'avanguardia d'inizio secolo scorso, anticipatore e partecipe della rivoluzione surrealista, scomparso proprio il giorno di Natale del 1963, esattamente 50 anni fa. "Io sono contro i sistemi, il più accettabile dei sistemi è non averne alcuno", affermava ancora cercando di rompere dall'interno il mondo culturale ottocentesco e positivista che era stato responsabile della guerra mondiale. Da scrittore e poeta, naturalmente, la sua leva faceva perno sul linguaggio, attaccando una lingua specchio della cristallizzazione dei poteri e le gerarchie, prendendosela con la parola mercificata e invitando a attaccare in modo sistematico il lessico e la sintassi tradizionale, puntando sulla deformazione, sulla parodia, sul nonsense, di cui erano esempio suoni e fonemi in libertà di ascendenza futurista. Da lì al Surrealismo, alla scoperta del mondo dell'inconscio, della libera e illogica fantasia dei sogni e dei fantasmi interiori, il passo era breve e Tzara lo compì arrivando a Parigi ed entrando in contatto con Andrè Breton. Tristan Tzara era il suo libero pseudonimo dell'originale romeno Samuel Rosenstock, nato a Moinesti nel 1896, dove esordisce giovanissimo con versi in lingua romena ispirati al simbolismo, prima di trasferirsi a Zurigo dove conobbe Hugo Ball, fondatore del Cabaret Voltaire, uno dei luoghi di coesione dell'avanguardia europea, dove con Tzara saranno Hans Arp, Max Oppenheimer e molti altri, pronti a ospitare opere e versi di Apollinaire, Picasso, Modigliani, Cendras e Marinetti, che saranno anche le firme della rivista nata nel 1916 e intitolata 'Dada', un suono, un nonsense di cui non si dà spiegazione, ma che negli anni ne vedrà nascere tantissime. Lo stesso anno, al Cabaret Voltaire, mostra la sostanza delle sue teorie col dramma 'antipoetico' 'La première aventure céleste de M. Antipyrine', cui seguiranno nel '18, assieme al primo manifesto Dada, i versi della celeberrima raccolta '25 poèmes', in cui spicca la 'Grande cantilena della mia oscurità tre'. Dal 1919 si trasferisce a Parigi e inizia a collaborare con Breton e il gruppo di Littérature dando, dopo una prima rottura tra il 1922 e il '24, un proprio sostanziale contributo ideologico alla definizione teorica del Surrealismo col saggio 'Le surréalisme au service de la révolution' cui seguono diverse sillogi poetiche come 'L'homme approximatif' del 1931. La sua critica culturale e letteraria non si distacca mai da una critica sociale politica sul 'vecchio mondo' e a un certo punto tenta di conciliare i temi della sua avanguardia con l'ideologia marxista, finendo per rompere definitivamente con Breton nel '35 e partendo l'anno dopo con le Brigate internazionali per prendere parte alla guerra civile spagnola. Iscritto al Partito comunista, è molto attivo nella Resistenza antinazista e si fa promotore, nelle raccolte del dopoguerra, di una nozione di impegno totale del poeta espresso in alcune conferenze, come quella che tiene alla Sorbonne il 17 marzo del 1947, con André Breton in sala, interrogandosi sul rapporto tra poesia e rivoluzione, ossia sulla possibilità di giungere a una forma di organizzazione sociale che sia finalmente consona alle necessità dell'essere umano. Oggi la ripubblica, per onorare l'anniversario della morte dell'autore, assieme a altri scritti, Castelvecchi col titolo 'Con totale abnegazione'. Per Tzara l'arte deve superare le contrapposizioni tra azione e sogno, facendo riferimento a pensatori che vanno da Cartesio a Marx e tornando sulle ragioni di Dada, sulla sua forza destabilizzante, per denunciare il fallimento del Surrealismo nel raccogliere quello slancio emancipatore, che comunque lascerà il suo segno su tutto il Novecento. (ANSA).

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