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Kyrylo, Andrej e gli altri, una classe ucraina nel centro di Roma

Ospitati dalla scuola Cadlolo 20 bambini fuggiti dal loro Paese studiano insieme proseguendo il loro percorso didattico. Le mamme: 'Dobbiamo essere forti per loro'

Alessandra Chini

All'uscita di scuola Irina guarda i suoi due figli e sorride: "Di fronte a loro dobbiamo essere forti, dobbiamo farlo per loro". Irina, insieme a Julia, Anna, Oksana è una delle venti mamme i cui bimbi, tra i 6 e gli 8 anni frequentano una classe elementare interamente formata da ucraini rifugiati e ospitata dal 28 marzo dalla scuola Alberto Cadlolo che fa parte dell'istituto comprensivo Virgilio, nel centro di Roma. Il progetto, promosso dalla scuola e dal comitato dei genitori insieme all'associazione scuola ucraina  'Prestigio', è nato in collaborazione con l'ambasciata ucraina e ha l'obiettivo di far proseguire il percorso didattico dei bimbi in conformità con il programma scolastico del ministero dell'Istruzione ucraino.

”Come comunità educante - sottolinea il preside dell'istituto Alessio Santagati - abbiamo risposto sia alla richiesta di accogliere alcuni alunni nelle nostre classi sia quella di ospitare una intera classe ucraina rispettando il naturale desiderio di continuare il loro percorso di studi. Lo abbiamo fatto con concordia di intenti certi che questa esperienza oltre ad aiutare i nostri “ ospiti” sarà fondamentale per lo sviluppo personale dei nostri bambini che stanno già mostrando una capacità di integrazione che purtroppo noi adulti non sempre possediamo“.

"Apprezziamo molto quello che stanno facendo per noi, sono tutti molto gentili", racconta Irina. Faceva la pasticcera vicino a Kiev, ha due bimbi gemelli Yhor e Kyrylo e con l'altra figlia e il marito è arrivata in Italia appena scoppiata la guerra. "E' stato mio marito - racconta - a dire che dovevamo venire via. Anche lui è potuto venire con noi perché la legge ucraina lo consente ai padri che hanno tre figli".

La mattina i piccoli fanno la dad con i loro insegnanti in Ucraina, poi, dall'una fino alle quattro, proseguono il percorso nelle aule della scuola romana con la loro maestra ucraina Elvira. Ovviamente la didattica a distanza con il loro Paese non è semplice e a volte neppure possibile. "Julia è di Kherson - racconta Irina parlando di un'altra mamma - ed è una zona che è stata presa dai russi che stanno dicendo ai maestri di lì di insegnare in russo, il programma scolastico russo". I bimbi ospitati dalla scuola vengono da varie zone dell'Ucraina, da Kiev a Kherson a Leopoli. "Vengono da tante regioni diverse", racconta Tetyana Tarasenko, la presidente dell'associazione 'Prestigio' che da 15 anni si occupa di promuovere la cultura ucraina in Italia e che sta sostenendo centinaia di ragazzi con progetti come questo. "Solo nelle prime tre settimane di guerra - racconta Tetyana - sono arrivati più di 200 bambini. Nelle ultime 2-3 settimane il flusso si sta intensificanto, specie da zone come Mariupol o Zaporizhia. C'è tanto dolore, nostalgia e rabbia che si sente in loro e solo alcuni riescono ad aprirsi". Molti dei loro familiari e amici hanno scelto di restare nel loro Paese. "Non tutti hanno voluto andare via", dice Irina che ha i genitori ancora in Ucraina. E lì, queste mamme che si fanno forza e riescono ancora a sorridere all'uscita di scuola, hanno lasciato tutto. Ora sono qui coi loro bimbi: Andrej, Victoria, lllya. "Davanti a loro non piango, ma poi - ammette Irina - a casa con mio marito lo faccio: ho lasciato tutto, ho solo i miei bimbi, mio marito e due valigie. Il futuro? Non so nulla del futuro". 

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