Anche i detenuti che hanno lavorato
all'interno del carcere, per l'amministrazione penitenziaria,
hanno diritto a ricevere la Naspi, cioè il sussidio di
disoccupazione, quando restano senza impiego. E' il principio
sancito dal Tribunale del lavoro di Milano, che ha condannato
l'Inps a versare l'indennità di disoccupazione a un carcerato
assistito dalla Cgil. Il detenuto aveva lavorato in carcere per
quasi due anni come addetto alla consegna e alla gestione della
spesa e come cuoco. "Va osservato che la peculiarità del lavoro
penitenziario non può consentire l'introduzione di un
trattamento differenziato tra i detenuti e gli altri cittadini
in materia di assicurazione contro la disoccupazione", si legge,
tra l'altro, nella sentenza. Il Tribunale, inoltre, evidenzia
che "il lavoro penitenziario alle dipendenze del ministero della
Giustizia e quello libero subordinato sono assimilabili:
pertanto non possono sussistere ragioni per escludere il diritto
alla Naspi qualora ricorrano i presupposti previsti dalla
normativa specifica". Una sentenza che, per la Cgil, scrive "una
pagina importante per la dignità del lavoro e per il
riconoscimento di una funzione realmente rieducativa della
pena".
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