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Ex candidato sindaco vestito da deportato, 'stessi limiti'

Ex candidato sindaco vestito da deportato, 'stessi limiti'

A Pordenone. Azione contro Green pass

PORDENONE, 10 novembre 2021, 20:45

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Non ce l'ho con gli ebrei, voglio solo dire che le limitazioni che ci stanno imponendo sono le medesime del 1937 e sappiamo tutti come è andata a finire rispetto alle libertà personali". E' la motivazione alla base dell'abbigliamento che l'avvocato Vitto Claut, già candidato sindaco alle elezioni comunali di Pordenone, sta indossando nelle ultime settimane: una divisa a righe che richiama quella degli internati dei lager, con tanto di numero di riconoscimento e stella di David. Un'azione eclatante per ribadire la sua contrarietà al Green pass.
    Divisa che non usa per andare in tribunale: "Lì non si fa politica e non si discute di queste cose", si giustifica. "Non temo comunque alcuna reazione da parte dell'Ordine degli avvocati, perché non ho commesso alcun reato salvo rivendicare libertà per ognuno di noi".
    Candidamente, il legale pordenonese ammette di non essersi vaccinato per paura di morire o di gravi effetti collaterali, anche se "avendo visitato 178 Paesi nel mondo, in passato mi sono sottoposto a ogni tipo di vaccinazione", precisa. Per oltre un mese, ricorda, ha lavorato in un kibbutz, dove ha insegnato la matematica ai bambini. "Ho anche visitato cinque diversi campi di concentramento", uscendone stravolto. "Questo vestito - dice - non rappresenta quella parte del dramma dell'Olocausto, ma le leggi che hanno fatto scaturire la totale soppressione delle libertà personali. Se si sovrappongono le limitazioni del 1937 e quelle odierne non si trova alcuna differenza", insiste.
    Claut il 20 novembre sarà a Roma "con Pappalardo e i gilet arancioni: come ho già fatto recentemente impiegherò 13 ore usando solo treni regionali per raggiungere la capitale perché sulle Frecce non ci fanno salire, come fossimo degli appestati.
    L'ho detto anche a un mio ormai ex amico, forse il migliore che avevo, che mi ha tolto il saluto da quando ha saputo che non mi sono vaccinato: il rischio di contagio resta uguale e l'unica certezza la danno i tamponi".
   

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