Al vertice c'erano due fratelli
albanesi, ma un ruolo cruciale nella banda era ricoperto da
sette italiani: uomini fra i 30 e i 64 anni, tutti residenti nel
Bolognese, che avrebbero favorito il 'giro' di prostituzione
inscenando finti matrimoni con le ragazze sfruttate o
assumendole fittiziamente come colf o badanti, per fare ottenere
loro i permessi di soggiorno. Oltre a questo, si intestavano i
contratti d'affitto delle case dove ricevevano i clienti.
L'organizzazione è stata smantellata a Bologna dalla polizia,
al termine di un'indagine della squadra mobile, coordinata dal
Pm Tommaso Pierini, durata più di un anno, da quando a ottobre
2020 venne soccorsa una ragazza albanese, sfuggita a un tentato
sequestro di persona nel parcheggio alle spalle di un motel a
Borgo Panigale. Era una delle cinque vittime della banda, che
stava cercando di scappare ma era finita nella trappola di un
finto cliente, d'accordo con gli sfruttatori. Da quell'episodio
sono partite le indagini che hanno portato in tutto a 11 misure
cautelari. Quattro sono state eseguite già l'inverno scorso, a
carico di due albanesi e due italiani. Altre sette sono scattate
ieri, con la cattura dei due fratelli albanesi di 44 e 49 anni
ritenuti a capo della banda. Entrambi sono finiti in carcere e
uno risponde, oltre che di sfruttamento della prostituzione,
atti persecutori e minacce, anche di violenza sessuale su una
delle connazionali (età fra i 20 e i 30 anni) vittime
dell'organizzazione. Gli italiani, tre finiti ai domiciliari e
due raggiunti da divieti di dimora a Bologna, rispondono di
favoreggiamento della prostituzione. Nelle varie fasi
dell'indagine sono stati sequestrati quasi 60 mila euro in
contanti, oltre al sequestro preventivo di tre appartamenti in
zona San Felice dove si svolgeva l'attività di prostituzione,
che avveniva anche in strada, fra Anzola Emilia e Valsamoggia.
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