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Intesa Sanpaolo: 'Le donne nello sviluppo del Sud Italia', confronto online

In streaming su ANSA.IT e sul sito di Intesa Sanpaolo, ospiti ministri Bonetti e Provenzano

E' dedicato alle studentesse degli atenei del sud Italia in materie Stem, acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics, il progetto 'YEP - Young Women Empowerment Program'. Realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione Ortygia Business School, ha l'obiettivo di favorire la crescita personale e professionale di 40 studentesse universitarie di facoltà Stem del Sud Italia, che per sei mesi saranno accompagnate da altrettante manager Intesa Sanpaolo operanti nel Mezzogiorno.

Sono cinque gli atenei coinvolti nell'iniziativa: Università degli Studi di Napoli Federico II, Politecnico di Bari, Università della Calabria, Università degli Studi di Catania e Università degli Studi di Palermo. In Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini e solo il 5% delle 15enni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche.

Con la trasformazione digitale si rendono necessarie professioni che fino a pochi anni fa non erano centrali come lo sono ora. Intesa Sanpaolo, che con oltre 100.000 persone, è uno dei più grandi datori di lavoro in Italia, assume ora laureati e laureate in fisica, ingegneria, informatica e altre materie tecnico- scientifiche. Per incoraggiare l'iscrizione di ragazze a facoltà Stem e l'acquisizione di competenze sempre più richieste anche nel settore bancario, Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a disposizione cinque borse di studio per neo studentesse delle università del Sud.

Il progetto è stato presentato nell'ambito dell'incontro promosso da Intesa Sanpaolo in streaming sul sito di Intesa Sanpaolo dal titolo "Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio", a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche i ministri per le Pari opportunità, Elena Bonetti, e per il Sud, Giuseppe Provenzano.

 

"Come Intesa Sanpaolo lavoriamo sostenendo stabilmente sedici atenei del Sud, dei 67 in cui investiamo in tutta Italia. Incluso per esempio il polo dell'innovazione della Federico II. Sono tutte misure per facilitare la formazione di giovani, spesso con ulteriori agevolazioni per il Sud", ha detto Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo nel corso dell'evento online "Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio", promosso da Intesa Sanpaolo. Per quanto riguarda in generale le misure per facilitare la formazione dei giovani "abbiamo prestiti a condizioni molto favorevoli per gli studenti e le studentesse universitarie con 'Per Merito', che vede 72 milioni di euro erogati al 30 settembre, e poi c'è il prestito dedicato agli studenti del sud, 'Fondo StudioSì', realizzato con il Ministero dell'Università e della Ricerca e la BEI, per cui abbiamo stanziato 50 milioni - ha aggiunto -. Abbiamo anche iniziative per le scuole secondarie, come un programma di alternanza scuola lavoro tra i più ricchi e ambìti in Italia che tocca 2.500 studenti di 100 scuole in venti regioni, al Sud 500 studenti in scuole di Napoli, Bari, Cagliari, Cosenza, Catania e Palermo, e che si pone come un vero e proprio orientamento alle professioni bancarie, e una importante collaborazione a Taranto con IBM per trasmettere a studentesse e studenti competenze su intelligenza artificiale e diagnostica informatica".

Per quanto riguarda il tema del lavoro da casa "il Covid ha accelerato un processo in atto da tempo. Dall'inizio della pandemia, in pochi mesi abbiamo portato le persone abilitate allo smart working da 14 mila a 63 mila, e con l'ingresso di Ubi Banca nel Gruppo siamo a 77mila, su 105 mila", ha spiegato ancora Angeletti. "Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio", promosso da Intesa Sanpaolo. "E' cambiato il mondo. Facciamo smart working ma sarebbe meglio chiamarlo lavoro da remoto, dobbiamo guardare al futuro e cosa stiamo facendo? Stiamo lavorando per concepire modelli organizzativi nuovi, si deve trattare di un disegno nuovo che ruota attorno alla gestione per obiettivi, a un orientamento al risultato, a rafforzare le competenze traversali - ha aggiunto -. Questo richiederà una grande riflessione che porteremo avanti come sempre con le organizzazioni sindacali perché questo avrà un impatto sul contratto nazionale ma anche sulla contrattazione di secondo livello". Ad aprile, in pieno lockdown, "è stata inoltre lanciata una survey con l'obiettivo di comprendere come ogni collega, in forma anonima, stesse vivendo il confinamento, l'improvvisa mancanza di relazioni sociali in presenza e i nuovi modi di lavorare. Il risultato è stato molto interessante, la grande maggioranza dei colleghi e delle colleghe ha dichiarato di voler continuare a lavorare in smart working due o più giorni alla settimana anche nel lungo termine - ha concluso -. Penso che questo risultato sia da attribuire a una piena e serena inclusione delle donne nella vita professionale su cui Intesa Sanpaolo si impegna da anni con misure fortemente orientate alla conciliazione".

"Allo smart working deve essere affiancato lo smart living, non possiamo riprogettare un'organizzazione lavorativa se accanto a questa non riorganizziamo I tempi e gli spazi del vivere sociale". Lo ha detto il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, nel corso dell'evento online "Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio", promosso da Intesa Sanpaolo. "Altrimenti accade quello che è accaduto, cioè che noi abbiamo traslato in casa l'ufficio senza modificare nulla delle responsabilità e il sistema è andato in tilt perché c'era il lavoro a casa e anche la scuola a casa - ha aggiunto -. Lo smart working funziona se ci sono dei servizi sociali ed educativi che si affiancano e che si integrano come spazi e come tempi di attuazione. Un'organizzazione complessiva del lavoro che lo inserisce in maniera più armonizzata rispetto alla vita delle persone". 

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