"Da dicembre non ce la farà più
nessuno, la città sarà morta": Paolo Peroli, socio di uno degli
storici locali notturni di Milano e esponente del comitato
territoriale esercenti che lo scorso 22 ottobre ha protestato
sotto Regione Lombardia, commenta con queste parole il nuovo
Dpcm che impone la chiusura di ristoranti e bar dalle 18.
"Eravamo andati sotto la Regione consci che la situazione ci
obbligava a richiedere fondi per sopravvivere. A questo punto
dovremo chiederne altri o le attività moriranno e finiranno in
mano alla malavita". Quello che serve per tamponare, ha spiegato
all'ANSA, è "almeno un 3% del fatturato del 2019", una cifra che
potrà servire a coprire in media tre mesi di affitto "per non
dover regalare le attività agli speculatori" e poi un fondo per
i lavoratori, un aiuto per le bollette.
"Il nostro timore è che la temperatura media si sta alzando,
le persone - avverte - iniziano ad agitarsi a parlare di
scendere in piazza e fare come a Roma e Napoli. Noi cerchiamo di
mediare, di gestirli ma la temperatura si sta alzando".
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