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'Quattro figli e 12 aborti, per mia figlia non voglio questo'

'Quattro figli e 12 aborti, per mia figlia non voglio questo'

Storia di una nomade, 'A 18 anni le ho fatto mettere la spirale'

ROMA, 18 febbraio 2020, 10:32

di Emanuela De Crescenzo

ANSACheck

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Aveva 28 anni quando venne in Italia e già sulla spalle 4 figli e almeno sei aborti, forse 7, eseguiti nella sua patria la Romania. Quando si trasferì ad Ascoli Piceno, il numero di aborti a cui si sottopose arrivarono complessivamente a 12. "A quel punto abbiamo chiesto l'autorizzazione per poterle mettere gratuitamente la spirale e per parecchi anni non l'abbiamo più vista".

A raccontare la storia di questa donna nomade è Tiziana Antonucci, vice-presidente del consultorio Aied di Ascoli, che è in regime di convenzione con l'ospedale locale per quanto riguarda la legge 194. "Un giorno mi telefonò questa donna - ricorda - e subito pensai che fosse nuovamente incinta, invece con mia grande sorpresa voleva prendere un appuntamento per la figlia 18enne che da un mese si era fidanzata. Poiché la ragazzina non aveva ancora mai avuto rapporti sessuali, la madre voleva prima farle mettere la spirale. Non voglio, mi disse, 'che ripeta quello che ho fatto io'. Mi sorprese davvero tantissimo e in quel momento rimasi senza parole. In seguito mi portò anche la cognata e la sorella. Oggi ha più di 40 anni. La storia di questa donna, l'unica che mi è capitata in tanti anni di aborti multipli, dimostra che non è il proibizionismo, rappresentato anche dalle parole di Salvini, ma solo l'accoglienza in grado di poter ridurre il danno e soprattutto cambiare la cultura e quindi la mentalità delle persone".

Antonucci è dal 2000 che lavora per applicare la legge 194: "Prima avevamo una media 10 interruzioni di gravidanza a settimana, ora si sono ridotte a 4. Per la mia esperienza su 100 aborti, solo in 3/4 casi si tratta della seconda interruzione. Quelli multipli sono ormai una rarità, avvenivano soprattutto in passato e in particolare tra le donne dell'Europa dell'est. Oggi è diverso vittime degli aborti multipli sono quasi esclusivamente donne che hanno problemi psichiatrici o dipendenti da droghe. Donne che vivono più di una tragedia e non vengono accolte dal servizio sanitario, dove c'è sempre un atteggiamento colpevolizzante e giudicante".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche la ginecologa Elisabetta Canitano, da anni impegnata nella difesa della salute della donna. Da 39 anni lavora all'ospedale Grassi di Ostia, posto di frontiera della Capitale ed è presidente dell'associazione no profit "Vita di Donna" che offre assistenza telefonica, on line e visite nei casi più urgenti.

"Nel nostro sistema sanitario i servizi - spiega - sono ostili nei confronti di tutte le donne, italiane e straniere, e per disperazione una minoranza, quella più fragile e meno informata, va nei pronto soccorso per chiedere di abortire, ma vengono tutte mandate via talvolta solo con qualche informazione in più". Anche Canitano ha avuto una paziente nomade con una storia di aborti multipli. "Cinque anni fa - racconta - abbiamo accolto una nomade di 43 anni che si era appena trasferita in Italia. In Romania aveva subito 5 aborti. Al suo sesto aborto fatto in Italia decidemmo di inserire direttamente la spirale al termine dell'intervento di interruzione di gravidanza. Quando si è svegliata era ancora sulla barella e le dissi che era andato tutto a posto e che avevamo inserito anche la spirale. Lei mi prese le mani e me le baciò. Le donne trovano continui ostacoli per questo abortiscono".

   

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