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Dopo caso A26 nuova inchiesta, è per omessi lavori

Dopo caso A26 nuova inchiesta, è per omessi lavori

Per i trasporti altra giornata di caos, erario può perdere 1,5 mld

GENOVA, 27 novembre 2019, 20:39

Redazione ANSA

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    Più studiano i viadotti controllati da Aspi, più emergono guai. E i magistrati della procura di Genova si trovano costretti ad aprire un'alto filone d'inchiesta. Dopo quello sul crollo del ponte Morandi, dopo quello sui falsi report sui viadotti ora ne arriva uno sugli omessi controlli. Il nuovo reato contestato è per omissione di lavori in costruzioni che minacciano rovina. Il nuovo fascicolo aperto dalla Procura è, per il momento, a carico di ignoti.
    L'indagine è collegata alla chiusura parziale della A26 per il "grave stato di deterioramento con pericolo di rovina" rilevato dai consulenti della procura sui ponti Fado e Pecetti, i due viadotti su cui Aspi sta effettuando controlli e prove di carico da lunedì notte, quando i magistrati hanno imposto la chiusura, divenuta dopo 12 ore chiusura parziale con scambio di carreggiata e traffico su una corsi per i due sensi di marcia. Nel fascicolo, in mano al pubblico ministero Walter Cotugno, potrebbero rientrare anche i viadotti Sori, Veilino e Letimbro.
    Secondo quanto previsto dalla legge commette questo reato "il proprietario di un edificio o di una costruzione che minacci rovina ovvero chi è per lui obbligato alla conservazione o alla vigilanza". L'inchiesta è partita dalle segnalazioni dei consulenti che avrebbero riscontrato che sotto l'impalcato dei viadotti vi era uno stato di corrosione del cemento elevata, circostanza che non poteva combaciare con i voti (40 su un massimo di 70, limite che indica l'immediato intervento) dati dai tecnici di Spea (faceva i controlli per Aspi) fino a giugno.
    Gli investigatori della guardia di finanza hanno acquisito i progetti del Fado e del Pecetti per verificare se l'opera costruita corrisponda a quella realizzata. Verifiche in questo senso verranno fatte anche su tutti gli altri 18 viadotti nel mirino della procura. Dall'indagine sui falsi report, che vede indagate una ventina di persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea, era già emerso che il Paolillo (A16 in Puglia) non corrispondeva al progetto originario.
    Ma nel lavoro della procura non c'è solo l'apertura del terzo filone d'inchiesta. I magistrati continuano a studiare le carte e si aspettano le relazioni di Aspi sui viadotti. Fonti ben informate fanno sapere che i dati di pericolosità saranno maggiori rispetto a quelli indicati da Spea, ma inferiori a quelli dei periti della procura. C'è attesa anche per gli esiti delle prove sulla A26. Il governatore Giovanni Toti rivela: "Nelle prossime ore ci sarà un confronto tra Aspi e i periti della Procura dopodiché, se come Aspi sostiene c'è l'assoluta sicurezza potrebbe essere riaperta".
    Sperando nella buona notizia, continua la via crucis sulle autostrade della Liguria tra ingorghi e danni economici. Il crollo del viadotto sulla A6 Savona-Torino e la riduzione di carreggiate sulla A26 Genova-Alessandria hanno bloccato i collegamenti tra Piemonte e Liguria costringendo migliaia di tir e di automobilisti a lunghi percorsi alternativi. Al mattino la situazione è stata aggravata da uno sciopero di un sindacato del terminal Psa del porto di Genova. Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, lancia l'allarme: "Se parte del traffico fosse dirottato su altri scali europei, sarebbe un disastro economico destinato a durare nel tempo e sarebbe un danno enorme per l'erario. Se il 30% del traffico transitasse non più negli scali italiani ma in quelli nord europei, lo Stato perderebbe 1 miliardo e mezzo di Iva e accise in un solo anno". Per cercare di evitare incolonnamenti chilometrici di tir, che comunque si sono formati sulla A7, la polizia stradale ha fermato i tir alla frontiera con la Francia facendoli ripartire per Genova in modo cadenzato. "Ho impiegato un'ora per fare 7 km, mentre normalmente impiego 15 minuti" ha spiegato un camionista che si è trovato a transitare sulla A26.
   

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