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Berlino: Napolitano, quel 9 novembre ero a Bonn con Willy Brandt

Il presidente emerito ha scritto per l'ANSA il suo ricordo a 30 anni dalla caduta del Muro

Redazione ANSA

Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, allora europarlamentare e responsabile esteri del PCI, ha scritto per l'ANSA il suo ricordo del 9 novembre 1989, a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino.

"Il 9 novembre 1989, proprio il giorno della caduta del Muro di Berlino, ero a Bonn per un appuntamento preso da molto tempo con Willy Brandt, il grande dirigente socialdemocratico, già cancelliere della Repubblica federale tedesca. Dovevamo parlare dell'ulteriore sviluppo dei rapporti tra il Partito Comunista Italiano e l'Internazionale Socialista, di cui lui era presidente. L'appuntamento era nell'ufficio di Brandt al Bundestag a Bonn, nella cittadella politica dell'allora capitale della Germania federale. Avemmo un colloquio di due ore, dalle 14 alle 16, su come portare avanti questo non semplice avvicinamento nel massimo rispetto reciproco. Naturalmente si parlò anche delle folte manifestazioni e dei movimenti popolari che erano in corso in quei giorni nella Germania dell'Est".

"Al termine uscii senza sapere ciò che sarebbe accaduto quella sera, dato che durante il colloquio non era arrivata la minima avvisaglia di quel che stava per succedere: né Brandt né io avevamo idea degli avvenimenti che si stavano preparando. L'unico segnale fu che passò a salutarmi l'allora presidente della SPD, Hans-Jochen Vogel, il quale eccitatissimo mi disse: 'Vengo dall'Aula del Bundestag, dove arrivano notizie continue di manifestazioni nella Germania orientale, tutte manifestazioni per la libertà'. Non disse 'per l'unità', ma 'per la libertà', mai immaginando lui stesso che si arrivasse ad aprire una breccia nel muro".

"Io partii poco dopo, salii sul meraviglioso treno che collegava la piazza centrale di Bonn all'aeroporto di Colonia, attraverso un fantastico percorso lungo le sponde del Reno, e durante il mio viaggio di ritorno avvenne quello che tutti ricordiamo. Quindi a me è capitato di dire che nel colloquio con Brandt fummo sfiorati dal vento della storia, senza rendercene conto".

"La caduta del Muro e tutto quello che ne seguì - con le rivoluzioni del 1989 nell'Europa centrale e orientale - hanno segnato un fondamentale spartiacque storico. Ci fu chi immaginò un mondo nel quale allo scontro tra ideologie in conflitto stesse per seguire uno 'scontro tra civiltà'. Ci fu chi immaginò un mondo nel quale stesse per compiersi l'avvento, ormai senza alternative, del modello di democrazia liberale e con esso 'la Fine della Storia'. E ci fu anche chi immaginò 'un mondo fuori controllo' per effetto della caduta, insieme con l'impero sovietico, dell'ordine bipolare presidiato dalle due superpotenze".

"Il mondo globale, quale si è delineato negli ultimi trent'anni, non coincide né con le previsioni cupe né con le attese ottimistiche allora formulate, ma rispecchia ancora oggi quelle opportunità, incertezze e rischi. Assicurare un movimento reale e costante verso una comunità mondiale di democrazie pacifiche, in amicizia tra loro, non è compito facile, né è facile per l'Europa, profondamente cambiata dopo l'89, svolgere un ruolo guida in un movimento di questo tipo. Di fronte alle nuove incognite attuali l'Unione Europea, e il nostro Paese con essa, sono sempre più chiamati a grandi responsabilità. Sì, il ruolo dell'Europa non è fatalmente destinato a divenire marginale: essa sarà all'altezza delle sue responsabilità in un mondo globalizzato, ma a condizione che si riconosca davvero nell'Unione, scaturita dalla Comunità pensata e realizzata oltre sessant'anni orsono, e a condizione che sia capace di darsi più solide istituzioni e più forti politiche comuni".

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