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Brexit: Sassoli, senza accordo 'backstop inevitabile. La Francia è pronta

Brexit: Sassoli, senza accordo 'backstop inevitabile. La Francia è pronta

Camion controllati nel nord del Paese come se Gb fosse già fuori

PARIGI, 12 settembre 2019, 13:35

Redazione ANSA

ANSACheck

Il presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli © ANSA/EPA

Il presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli © ANSA/EPA
Il presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli © ANSA/EPA

Il presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli interviene sulla Brexit e dichiara: "Noi vogliamo un accordo, ma senza un accordo il backstop è inevitabile", aggiungendo che "I Parlementi devono restare aperti".

E sull'accordo per la Brexit interviene anche la Francia con il ministro francese per i Conti Pubblici, Gérald Darmanin che, al termine di un test organizzato al terminal portuale di Ouistreham, nel nord della Francia, osserva: "La Francia è pronta per una Brexit senza accordo. Era pronta a marzo. E' ancora più pronta oggi. Questi test lo dimostrano. Il riferimento è alle sperimentazioni effettuate nel porto affacciato sul Canale della Manica, dove diversi camion a bordo di una nave sono stati sbarcati e controllati dalle autorità francesi come se la Brexit fosse già avvenuta.

Si intensifica, intanto, la polemica sulla sospensione del Parlamento britannico dopo la pubblicazione nelle ultime ore del testo integrale del rapporto Yellowhammer sui potenziali effetti "peggiori" d'una Brexit no deal tenuto finora segreto dal governo di Boris Johnson. Il documento, trapelato in parte sui media nelle settimane scorse, è stato rilasciato sulla base di una recente mozione della Camera dei Comuni che intimava all'esecutivo di farlo. Ipotizza fra l'altro lo scenario di "approvvigionamenti ridotti" per alcuni cibi e prodotti alimentari; intoppi per un periodo fino a 6 mesi nell'importazione di certi medicinali; una fase di aumento di prezzi particolarmente concentrati sulle persone a basso reddito; code di tir ai porti sulla Manica; eventualità di proteste di piazza e di scontri fra militanti anti e pro Brexit.
Un quadro allarmante, denuncia il leader laburista Jeremy Corbyn, accusando Johnson di essere pronto a esporre ai rischi di un no deal in particolare i ceti più svantaggiati. Anche se il governo minimizza la portata del rapporto.

 Rispondendo agli allarmi, il ministro della Difesa, Ben Wallace, ha definito oggi i contorni della cosiddetta Operazione Yellowhammer ipotizzata dal rapporto alla stregua non d'una previsione realistica, ma di uno scenario estremo. Evidenziando le notevoli risorse stanziate nel frattempo per allontanarlo. Mentre il numero tre del governo Johnson, Michael Gove, responsabile dei preparativi del no deal, ha sottolineato come il testo in questione risalga all'inizio di agosto e come da allora siano state approntate misure - che ha promesso di rendere note a breve - per "mitigare" i rischi.
Il rapporto, redatto da gruppi di lavoro istituiti dallo stesso esecutivo Tory, fa comunque riferimento al contesto tratteggiato come allo "scenario peggiore realistico". Di qui la reazione di Keir Starmer, ministro ombra del Labour per la Brexit, secondo cui esso rende "più necessaria che mai la riconvocazione del Parlamento" tuttora chiuso - malgrado la sentenza di ieri di tre giudici scozzesi che ne ha decretato illegittima la sospensione voluta dal premier fino al 14 ottobre - in attesa del ricorso pendente dinanzi alla Corte Suprema.
Una sospensione rispetto al cui iter il governo s'è del resto rifiutato di aderire a una seconda richiesta approvata dai Comuni: quella di rendere pubbliche anche le mail e i messaggi di diversi stretti collaboratori di Johnson per far luce su presunte trame anticipate rispetto allo stop temporaneo imposto alle Camere. Richiesta definita "illegale" e "scorretta" per l'asserita violazione indiscriminata della privacy e del riserbo dei rapporti interni a Downing Street che comporterebbe.
   

Boris Johnson respinge le accuse dell'Alta Corte della Scozia che ieri ha decretato come illegale la sospensione del Parlamento britannico da lui decisa in queste settimane e nega d'aver mentito alla regina nel suo 'advice' per ottenere il Royal Assent sul provvedimento: "Assolutamente no", è stata la risposta al riguardo del premier Tory alla Bbc.

Johnson ha poi notato come, a differenza dei giudici scozzesi, "l'Alta Corte di Londra si sia detta pienamente d'accordo" col governo sulla legittimità della sospensione. Ora - ha concluso - "dovrà essere la Corte Suprema (del Regno) a decidere".

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