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Morto Francesco Saverio Borrelli, guidò il pool di Mani Pulite

Protagonista di un capitolo della storia d'Italia, ha indossato la toga per 47 anni. Camera ardente lunedì in tribunale

È morto a 89 anni a Milano Francesco Saverio Borrelli. Come cinque anni fa per il suo vice Gerardo D'Ambrosio anche la camera ardente dell'ex procuratore di Milano viene allestita in quella che è stata la sua casa per metà della sua vita, ovvero il Palazzo di Giustizia. Una camera ardente aperta solo la mattina di domani dalle 9,30, in vista del funerale che sarà celebrato dal parroco nella chiesa di Santa Croce alle 14.45.

Mezzo secolo in magistratura, da procuratore capo di Milano guidò il pool di Mani Pulite. Nel suo discorso del 12 gennaio 2002, all'apertura dell'anno giudiziario, l'invito a toghe e cittadini a 'resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave' contro le riforme della giustizia del governo Berlusconi. L'inchiesta su Tangentopoli che segnò la fine dei partiti della Prima Repubblica, ancora divide l'Italia. Mattarella lo ricorda: 'Ha servito con fedeltà la Repubblica, per l'affermazione del rispetto della legge'. Per Bobo Craxi, invece: 'Guidò un colpo di Stato, poi seppe fare un'analisi obiettiva'. Lunedì la camera ardente al tribunale di Milano.

Francesco Saverio Borrelli era nato a Napoli il 12 aprile 1930 ed è morto all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dove era ricoverato da un circa un paio di settimane. Lascia la moglie Maria Laura, i figli Andrea e Federica e quattro nipoti. Figlio e nipote di magistrati e a sua volta con un figlio magistrato, Borrelli, trasferitosi a Firenze, ha studiato al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni) e si è laureato in legge con una tesi su 'Sentimento e sentenza'. Relatore fu Piero Calamandrei.

Vinto il concorso nel 1955, è entrato in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Passato dal civile al penale, ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d'Assise, giudicando anche le Br. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica.

Il 17 marzo 1988 Borrelli è succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica, dove dal 1983 era procuratore aggiunto. E' diventato noto con Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D'Ambrosio, collega ed amico scomparso il 30 marzo 2014 e con il quale, peraltro, si è talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Dal 1999 al 2002 come Procuratore Generale ha difeso con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura.

Mattarella ha espresso il proprio cordoglio per la morte di Borrelli, "magistrato di altissimo valore, impegnato per l'affermazione della supremazia e del rispetto della legge, che ha servito con fedeltà la Repubblica". 

La camera ardente si aprirà "lunedì mattina alle 9.30 nel Tribunale di Milano, nell'atrio di fronte all'Aula Magna", ha spiegato il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso.

"Un grande capo che ha saputo anche proteggerci, un grande magistrato che ha fatto la storia di questo Paese". Sono le prime parole di Francesco Greco, capo della Procura di Milano e che faceva parte del pool 'mani pulite'. "Con la sua guida autorevole ha fondato lo spirito moderno dell'ufficio nell'intransigente rispetto dei valori di indipendenza e legalità. Il suo esempio ispira quotidianamente il nostro lavoro. Nei nostri cuori vive con orgoglio la sapienza di un uomo speciale". Così la Procura di Milano in un comunicato di Francesco Greco "piange" Borrelli. 

"Scompare un baluardo resistente a difesa e a tutela dell'indipendenza della magistratura". Così il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso. In Procura generale, ha detto, il ricordo di lui è "vividissimo", "era sempre presente ad ogni ricorrenza" nel Tribunale milanese. Il pg Alfonso, dal punto di vista personale, ricorda soprattutto la sua "cordialità e cortesia".

Bobo Craxi, guidò un colpo di Stato - "Ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è una mia opinione personale, i giuristi lo chiamano colpo di Stato". Così Bobo Craxi, figlio di Bettino, l'ex premier socialista morto nel 2000. Borrelli, ha proseguito Bobo Craxi contattato dall'ANSA, "è stato protagonista della storia di questo Paese e ha saputo negli ultimi anni esprimere un secco revisionismo su quell'azione che ebbe risvolti politici a tutti noti. Seppe fare un'analisi obiettiva". Tornando agli anni di Mani Pulite, Bobo Craxi ha affermato che quei magistrati "svolsero un'azione politica che loro stessi consideravano rivoluzionaria e i presupposti rivoluzionari non hanno il problema di dover applicare i manuali".

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