Le carte dei progetti che gli
interessavano le infilava in un paniere, uno di quei contenitori
con cui si passa la spesa, che calava dal balcone. Così e dando
disposizioni dalla finestra o attraverso il figlio, continuava a
controllare la gestione degli affari, nonostante gli arresti
domiciliari, Vito Nicastri. L'imprenditore è tornato in cella
ieri nell'ambito di una nuova indagine che lo vede indagato per
corruzione. Il contenuto del paniere finiva a Paolo Arata, socio
occulto di Nicastri, o a suo figlio: entrambi sono indagati per
corruzione e intestazione fittizia aggravata dall'avere
agevolato la mafia. I pm di Palermo che coordinano l'inchiesta
sono risaliti a tutte la partecipazione societarie di Arata.
Contemporaneamente, intercettando il faccendiere, hanno scoperto
che questi avrebbe consegnato una tangente di 30mila euro al
sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri per
caldeggiare un emendamento al Def che avrebbe favorito Nicastri.
Emendamento poi non ammesso.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA