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Deputata iraniana in campo contro il  fenomeno delle 'spose bambine'

Tayyebeh Siavoshi, 'il problema è la povertà, aggravata dalle sanzioni Usa'

Oltre 370.000 ragazze tra i 10 e i 18 anni sposate, di cui diverse decine hanno solo 9 anni. L'impressionante numero delle 'spose bambine' in Iran è quasi un simbolo delle contraddizioni esistenti in un Paese dove la presenza di molte donne nelle attività professionali altamente qualificate contrasta con le norme ispirate alla legge islamica che ne limitano i diritti. Contro questa realtà si è scontrato anche il tentativo di Tayyebeh Siavoshi, deputata presidente della commissione per gli Affari femminili del Parlamento, di far approvare una legge che aumentasse l'età minima richiesta per il matrimonio.
    "Sfortunatamente - dice la parlamentare in un'intervista all'ANSA - la commissione per gli Affari giudiziari ha respinto la richiesta di portare in aula la proposta, affermando che è contraria alla Sharia".
    La bocciatura è avvenuta nonostante fossero stati ben 150, su un totale di 290, i deputati che avevano manifestato sostegno per l'iniziativa. "Per questo - aggiunge Tayyebeh Siavoshi, appartenente allo schieramento riformista - non ci arrenderemo. Dopo il parere negativo abbiamo chiesto che la commissione per gli Affari giudiziari spieghi le ragioni della sua decisione all'ufficio di presidenza del Parlamento, e che il dibattito si svolga comunque".
    Attualmente il codice civile iraniano prevede che le ragazze si possano sposare a partire dai 13 anni e i ragazzi dai 15. Ma il matrimonio può avvenire anche prima - a partire appunto dai 9 anni per le bambine - quando vi sia il consenso del padre, o in sua assenza del nonno paterno, con il permesso di un giudice. Ma sono proprio i genitori afflitti da problemi economici che normalmente decidono di dare in sposa la figlia quando è ancora bambina in cambio del 'mehrieh', una somma di denaro che secondo la tradizione e la legge il marito deve pagare. E infatti il fenomeno è diffuso nelle regioni più povere e arretrate, in particolare nel Khorasan e nel Sistan-Baluchistan, nell'est e nel sud-est del Paese. Per questi motivi, sottolinea Tayyebeh Siavoshi, si può ritenere che anche le sanzioni reimposte recentemente dagli Usa che hanno aggravato la già difficile situazione economica dell'Iran renderanno ancor più difficile combattere il fenomeno.
    Sulle bambine date in spose a soli nove anni non ci sono cifre precise aggiornate, ma secondo gli ultimi dati disponibili nel 2015 furono 176. "Quante siano con precisione - afferma la deputata riformista - non ha importanza. Quello che conta è che queste bambine perdono praticamente la loro vita, sono soggette a violenza, depressione, ai pericoli della gravidanza e, se il marito ottiene il divorzio da loro, si ritrovano senza alcun sostegno economico vista la povertà della famiglia di origine". Secondo un censimento risalente a due anni fa, erano 7.000 le divorziate tra i 10 e i 18 anni e 942 le vedove.
   Nemmeno una fatwa emessa a sostegno della nuova legge da un Grande Ayatollah, Nasser Makarem Shirazi, è finora bastata a far passare la riforma voluta da Tayyebeh Siavoshi. "Molta gente ci invia messaggi per manifestare opposizione alla nostra iniziativa ma molte ong sono con noi - sottolinea la deputata - e spero che potranno svolgere un ruolo efficace per cambiare le cose, con il sostegno dei deputati schierati dalla nostra parte".
   

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