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Mostro del Circeo: auto del rapimento era una jeep

Izzo confermò testimone, Rossella caricata su una Land Rover

C'è un riscontro che unisce la testimonianza di una donna, che vide Rossella Corazzin a bordo di una jeep il 21 agosto 1975, giorno della scomparsa, e le dichiarazioni fatte da Angelo Izzo in due occasioni all'ex Procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone: la ragazza fu rapita su una Land Rover. E' questa - si apprende da fonti bene informate - una delle 'coincidenze' emerse dalle indagini sull'omicidio della diciassettenne che la Procura di Belluno trasmise a Perugia e che poi furono archiviate circa due anni fa senza trovare conferme alla ricostruzione.

"Facemmo la stessa cosa del Circeo", disse Izzo ai magistrati romani quando venne interrogato nel settembre del 2016 nel carcere di Velletri dove sta scontando due ergastoli per omicidio. Il massacratore di Rosaria Lopez, seviziata assieme a Donatella Colasanti in una villa al Circeo e di Maria Carmela e Valentina Maiorano, madre e figlia uccise nel 2005, nel corso del colloquio fece un riferimento vago alla vicenda di Rossella Corazzin, scomparsa il 21 agosto del 1975. 

Rossella, secondo le dichiarazioni del massacratore del Circeo, sarebbe stata tenuta prigioniera due-tre settimane nella villa sul Lago Trasimeno, dove fu violentata e uccisa. E' uno degli elementi che compaiono nelle carte già trasmesse nel 2016 dalla Procura di Belluno a quella di Perugia, e qui archiviate.

La circostanza che il gruppo criminale della 'roma pariolina' fosse presente in quell'epoca in Cadore - Izzo ha detto che erano in vacanza - ha un ulteriore riscontro nel fatto che la famiglia di Gianni Guido aveva una villa a Cortina d'Ampezzo.

Le carte con le dichiarazioni rese da Angelo Izzo nell'autunno 2016 ai pm di Roma, in un passaggio delle quali l'ergastolano parla del rapimento e dell'uccisione di una 17enne friulana (individuata in Rossella Corazzin), sono giunte alla Procura di Belluno la settimana scorsa. Il pm Paolo Luca, dopo averle visionate, le ha girate l'altro ieri per competenza alla Procura di Perugia, perchè lì, in una villa sul Lago Trasimeno, sarebbe stato commesso il delitto. Sul perchè siano giunte in Veneto e non direttamente nel capoluogo umbro, l'ipotesi è che si sia trattato di una semplice svista, dovuta al fatto che le sommarie affermazioni di Izzo si riferivano ad una vicenda del 1975 avvenuta in Cadore.

Izzo raccontò in due interrogatori resi nell'agosto e nel dicembre 2016 all'allora procuratore di Belluno Francesco Saverio Pavone il rapimento, le sevizie e l'assassinio di Rossella. A Tai (Belluno) Andrea Ghira e alcuni amici, secondo le dichiarazioni di Izzo, fecero una sosta e notarono Rossella: la caricarono in auto e la portarono prima in un casale a Riccione e poi nell'abitazione sul lago. "Non partecipai al sequestro, mi trovavo a Positano" sostiene Izzo. "Sostenne che le fecero una specie di rito" ricorda Pavone. Avrebbero abusato di lei per poi ucciderla. Su quest'ultimo punto Izzo non fornisce indicazioni precise perchè, sostiene, non avrebbe preso parte all'omicidio. Il magistrato oggi in pensione, delegò alla Dia di Padova alcuni accertamenti. "Mi parve sincero - rileva - ed effettivamente trovammo dei riscontri: sapeva dettagli che poteva aver appreso solo da chi aveva direttamente partecipato ai fatti".

 

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