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Chi è Anna Maria Bernini: da Fini a Berlusconi, scelta da Salvini

Figlia d'arte,il papà Giorgio ministro nel primo governo del Cav

E' proprio sul nome di una berlusconiana di ferro che sembra doversi consumare lo strappo tra il Cav e Matteo Salvini. Anna Maria Bernini, considerata tra i fedelissimi azzurri, potrebbe essere la prima donna a salire sulla poltrona più alta di Palazzo Madama, ma a costo di una pesante rottura nel centrodestra.

Bolognese, avvocato, 53 anni, Bernini esordisce però come finiana. Componente del think thank del fondatore di An 'Fare Futuro'. E' nella quota dell'ex presidente della Camera, infatti, che viene eletta in Parlamento nel 2008. Ma dopo la rottura tra Fini e Berlusconi, la Bernini sceglie di non aderire a Fli e resta nel Pdl, ricoprendo incarichi importanti fino a diventare ministro delle Politiche Europee per pochi mesi nel governo Berlusconi IV prendendo il posto di Andrea Ronchi nel 2011.

   Del resto proprio il Cavaliere a più riprese l'ha definita 'una vera donna combattente'. E l'azzurra è anche una 'figlia d'arte': il padre, Giorgio, è stato ministro del Commercio con l'Estero del primo governo Berlusconi nel 1994. Candidata nel 2010 dal Pdl a governatrice della regione Emilia-Romagna viene battuta dall'uscente Vasco Errani. Nella scorsa legislatura è stata vicepresidente vicaria del gruppo di Forza Italia al Senato e componente della commissione Affari Costituzionali oltre che della Vigilanza Rai.

Avvocato civilista e amministrativista, professore associato di Diritto pubblico comparato all'Università di Bologna. E' nota tra l'altro per aver difeso Luciano Pavarotti e la moglie Nicoletta Mantovani. Preparata e dal piglio deciso la Bernini è spesso in tv. In uno scontro sul referendum con Matteo Renzi in una tribuna politica lo attaccò: 'Sapete cosa cambia se vince il Sì? - disse parlando della Bernini e della De Petris che erano in studio il segretario del Pd - Che le poltrone di queste due senatrici non ci saranno più, che il Parlamento sarà piu' semplice'. La storia, poi, ha seguito un altro corso. Solo cinque giorni fa di fronte al veto del M5s sul nome di Paolo Romani difendeva così il collega: 'È impensabile che un politico della competenza, esperienza e caratura morale di Paolo Romani, che da anni gode di rispetto e considerazione assolutamente trasversali, possa essere oggetto dell'ennesima operazione discredito da parte di chi vive all'insegna del moralismo a corrente alternata'.

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