La Procura di Milano ha chiesto una
proroga per sei mesi delle indagini con al centro il cuore
prelevato al San Raffaele a un 48enne milanese e trapiantato a
un sessantenne cardiopatico, poi morto nel settembre 2016
all'ospedale San Camillo di Roma. Una richiesta avanzata al gip
dato che stanno per scadere, ai primi di aprile, i termini
dell'inchiesta e perché gli inquirenti vogliono valutare se
effettuare o meno altre attività istruttorie dopo che, nei
giorni scorsi, una consulenza depositata agli atti ha accertato
che il cuore risultava "idoneo a scopo di trapianto".
Nell'inchiesta, che era stata trasferita da Roma a Milano nei
mesi scorsi, risultano indagati per omicidio colposo cinque
medici, due del San Raffaele e tre del San Camillo. Secondo gli
esperti Cristina Basso, Ugolino Livi, Massimo Montisci e
Francesco Tona, nominati dal pm Francesco De Tommasi, il
"rischio di esito sfavorevole" dell'intervento era da
considerarsi "standard e le anomalie riscontrate nel cuore del
donatore potevano al più allertare gli operatori per un
monitoraggio stretto post-trapianto, ma niente avrebbero potuto
fare con l'insufficienza d'organo appalesatasi immediatamente
dopo il trapianto".
I legali dei familiari dell'uomo morto al San Camillo, dopo
il deposito della loro consulenza e di quella degli esperti
della Procura, hanno già preannunciato che faranno confluire
negli atti d'indagine altre note integrative. Gli inquirenti,
poi, valuteranno se serviranno ulteriori approfondimenti.
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