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Minore denuncia stupro: prete su Fb 'non provo pietà'

Poi don Guidotti si scusa. La diocesi, non è il nostro pensiero

Ha scritto su Facebook di non provare pietà per una ragazza di 17 anni che ha denunciato di essere stata stuprata in un vagone ferroviario, dopo una serata di alcol. L'autore del post choc è don Lorenzo Guidotti, parroco di San Domenico Savio, chiesa della periferia di Bologna: il messaggio, seppur in un profilo visibile solo agli amici, è stato diffuso dai media ed è subito infuriata la polemica. Tanto che nel tardo pomeriggio l'arcidiocesi guidata da monsignor Matteo Zuppi è dovuta intervenire, chiarendo che le parole del prete corrispondono "ad opinioni sue personali, che non riflettono in alcun modo il pensiero e la valutazione della Chiesa, che condanna ogni tipo di violenza". Anche il parroco ha prima rettificato i toni delle sue affermazioni poi, in una dichiarazione concordata e diffusa dalla curia, ha riconosciuto di essersi espresso in modo inappropriato e ha chiesto scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Le frasi nel messaggio apparso la sera del 6 novembre sono inequivocabili.

Commentando la notizia sulla violenza sessuale di qualche giorno prima, don Guidotti ha scritto: "Mi spiace ma... Se nuoti nella vasca dei piranha non puoi lamentarti se quando esci ti manca un arto... cioè... A me sembra di sognare!! Ma dovrei provare pietà? No!! Quella la tengo per chi è veramente VITTIMA di una città amministrata di *****, non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta perché scopre di non essere oggetto di modi civili. Chi SCEGLIE la cultura dello SBALLO lasci che si 'divertano' anche gli altri...". Quindi, rivolto alla stessa giovane: "Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull'accogliamoli tutti? ... tesoro ... a questo punto, svegliarti seminuda direi che è il MINIMO che potesse accaderti". Conosciuto come un sacerdote non certo di sinistra e senza peli sulla lingua, chi lo frequenta ammette che don Guidotti sui social spesso esagera con le parole. "Sapevo benissimo di usare parole forti... e ho cambiato il titolo più volte per attenuare i toni", ha detto in un messaggio a parziale rettifica, specificando di non aver voluto attaccare la ragazza, ma "la cultura dello sballo". Poi, mentre per lui si erano espressi esponenti di Forza Italia e Lega Nord, nella dichiarazione diffusa dalla diocesi è stato esplicito nel rammaricarsi: "Io col mio intervento ho sbagliato, i termini, i modi, le correzioni. Non posso perciò che chiedere scusa a lei e ai suoi genitori se le mie parole imprudenti possono aver aggiunto dolore, come invece accadrà leggendole". Ha detto di provare pietà per la ragazza "come per tutte le altre vittime di violenza". Il suo obiettivo, ha chiarito di nuovo, era accusare la cultura dello sballo, non lei. "Ci sono riuscito? No!", ha ammesso.
   

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