"Erano due mesi che stavo pensando di
ucciderla ma il mio è stato un raptus, mi umiliava in
continuazione". E' quanto avrebbe affermato nel corso dell'
interrogatorio davanti agli inquirenti Maurizio Diotallevi,
accusato dell'omicidio della sorella da lui poi fatta a pezzi e
gettata in due cassonetti dell'immondizia nella zona di via
Flaminia, a Roma. In base a quanto ricostruito, la vittima era
tornata da poche ore a Roma dopo un viaggio in Svezia. "Appena
rientrata ha ripreso a darmi ordini, a trattarmi come un
bambino. Ho aspettato che uscisse dal bagno e l'ho aggredita in
salotto, strozzandola con una cintura". La donna sarebbe poi
stata fatta a pezzi perché non era possibile nasconderla intera.
Anche l'autopsia conferma la morte per strangolamento, mentre
per tagliarle le gambe l'uomo avrebbe usato una sega e poi un
coltello.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA