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Cronaca
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Vigile urbano ucciso per gelosia davanti casa

Nel Potentino, l'omicida scappa, poi telefona ai Carabinieri

 Cinque colpi di pistola, tutti al torace e tutti a segno: così è morto, all'istante, stamani, davanti alla sua casa di Barile (Potenza), Remo Giuliano, di 57 anni, vigile urbano in servizio in paese. Ad ucciderlo - secondo quanto l'autore ha raccontato ai Carabinieri e a due sostituti della Procura della Repubblica di Potenza - è stato Alessandro Caccavo, di 64 anni. Il movente sarebbe passionale e legato ad una storia che la vittima avrebbe avuto con una donna. Erano circa le 11 quando i cinque colpi sparati dall'assassino con una pistola "Beretta" calibro 7,65 hanno turbato la tranquillità di Barile, un paese di circa tremila abitanti in provincia di Potenza, nella zona del monte Vulture. Qualcuno ha bussato alla porta di casa Giuliano: Remo ha aperto ed è stato invitato da Caccavo ad uscire. Poi tutto diventa confuso e rapido: i due cominciano a litigare, poi passano alle vie di fatto. A quel punto, Caccavo avrebbe estratto la pistola facendo fuoco cinque volte: per Remo Giuliano non c'è niente da fare. Il suo corpo resta disteso a pochi metri da casa, nascosto alla vista da una coperta. La notizia del delitto fa il giro di Barile in un attimo: tutti ne sono sconvolti, al punto che la "Notte barilese" - manifestazione estiva in programma stasera che prevedeva, a notte inoltrata, lo spettacolo di un attore comico - viene annullata senza esitazione. Intanto, le indagini dei Carabinieri del comando provinciale di Potenza prendono subito la direzione giusta: tutti conoscevano Giuliano, come è logico attendersi in un paese della Basilicata. Gli investigatori ascoltano alcune persone e pensano subito a Caccavo, che nel frattempo si è allontanato dalla scena del delitto. Ma non si può parlare di una vera e propria fuga: Caccavo capisce di essere braccato, i Carabinieri lo stanno cercando e lui telefona al "112" e dice chi è e dove si trova. Ai militari che lo raggiungono consegna la pistola con cui ha sparato al "rivale". Era detenuta legalmente. L'uomo viene fermato e portato nella caserma della compagnia di Melfi (Potenza) dell'Arma, dove arrivano anche due magistrati della Procura della Repubblica di Potenza. Vengono sentiti alcuni testimoni, poi si passa allo stesso Caccavo, a carico del quale vengono "cristallizzati elementi di responsabilità": finito il confronto con i due pubblici ministeri, il presunto assassino viene trasferito in carcere.

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