(di Eloisa Gallinaro)
(ANSA) - ROMA, 1 LUG - Linea dura della Cina su Hong Kong. Il
presidente cinese Xi Jinping, in visita nell'ex colonia
britannica per celebrare i 20 anni del suo ritorno sotto la
sovranità di Pechino, ha lanciato un avvertimento che suona come
una minaccia nei confronti delle opposizioni che chiedono
maggiore democrazia e pensano a più autonomia e che sono scese
in piazza per protestare, ma solo dopo la partenza di Xi.
Qualsiasi azione che possa mettere in pericolo la sovranità e
la stabilità della Cina sarà considerata "assolutamente
inammissibile" ha affermato Xi durante la cerimonia di
giuramento di Carrie Lam, la nuova governatrice di Hong Kong.
Parole durissime, per mettere bene in chiaro che qualsiasi
tentativo di sfidare la sovranità della Cina, la sicurezza e
l'autorità del governo o di usare Hong Kong come base "per
infiltrazioni e attività di sabotaggio contro la madrepatria è
un atto che attraversa una linea rossa" e non può essere
tollerato. "Creare deliberatamente divisioni e provocare scontri
non risolverà i problemi" ha scandito il presidente cinese,
aggiungendo che Hong Kong" non può permettersi di essere
destabilizzata da movimenti sconsiderati o fratture interne". Il
riferimento alle proteste del 2014 e allo scontento che cova
soprattutto tra i giovani che potrebbe aprire un nuovo fronte di
proteste è evidente. Così come l'implicito avvertimento che la
repressione non farà sconti a nessuno: un messaggio evidente già
ieri quando il leader cinese ha optato per un alto profilo
militare, passando in rassegna oltre 3.000 soldati schierati
nella base di Shek Kong, carri armati, elicotteri, mezzi
speciali. Le imponenti misure di sicurezza che hanno circondato
la visita di Xi hanno impedito qualsiasi manifestazione di
piazza. E solo dopo la sua partenza migliaia di dimostranti sono
confluiti a Victoria Park, nell'area di downtown, rispondendo
all'appello della coalizione pro-democrazia e innalzando
cartelli contro Pechino e contro la governatrice Lam. Mercoledì
era stato arrestato un gruppo di 26 attivisti tra i quali il
leader studentesco Joshua Wong, poi rilasciati ieri.
Le affermazioni di Xi, secondo il quale Hong Kong deve fare
di più per sostenere la sicurezza e aumentare l'educazione
patriottica, allinearsi cioè sempre di più agli standard di
Pechino, non hanno contribuito a rassicurare le opposizioni.
Anche se il presidente ha ribadito il sostegno al principio "un
Paese due sistemi" coniato per sottolineare l'appartenenza alla
Cina comunista pur mantenendo un sistema capitalistico e
caratteristiche democratiche. Ma tra i giovani c'e' fermento e
Carrie Lam, la prima governatrice donna di Hong Kong accusata di
aver vinto le elezioni del marzo scorso con il sostegno occulto
di Pechino, non è amata. Ha promesso di ascoltare e condividere
opinioni e informazioni sui social, che l'hanno ferocemente
presa di mira dopo l'elezione. Una scommessa difficile, stretta
com'è tra la fedeltà a Pechino e l'insoddisfazione della gente.