"Mi sono finto morto. Lui si è
avvicinato, mi ha preso la pistola e il caricatore, mi ha
insultato e poi se ne è andato. Quando ho sentito la macchina
allontanarsi sono riuscito non so come ad alzarmi. Sulla strada
mi hanno visto e mi hanno soccorso. In quel momento ho capito
che, forse, sarei riuscito a portare a casa la pelle".
L'assistente di polizia provinciale Marco Ravaglia ha raccontato
così, con la voce rotta dalla commozione, quello che gli è
successo la sera dell'8 aprile, quando era di pattuglia nel
Mezzano insieme alla guardia volontaria Valerio Verri ed
entrambi sono stati assaliti da Norbert Feher alias Igor
Vaclavic, da allora latitante.
Verri è stato ucciso, Ravaglia è stato ferito da tre colpi di
pistola e per la prima volta ha incontrato i giornalisti nel
centro riabilitativo di San Giorgio, a Ferrara. Ha detto di non
aver visto in faccia l'assassino e quindi di non aver potuto
riconoscere e collegarlo con il killer che una settimana prima
aveva ucciso Davide Fabbri a Budrio.
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