++ RIPETIZIONE CON TITOLO CORRETTO ++
(di Tullio Giannotti)
(ANSA) - PARIGI, 24 APR - La sfida finale per l'Eliseo è già
cominciata, un testa a testa fra due personalità, due storie e
due programmi che più diversi non potrebbero essere: Emmanuel
Macron, l'uomo che ha inventato il suo movimento rottamando i
partiti tradizionali in pochi mesi, contro Marine Le Pen, la
donna che incarna i valori dell'estrema destra e quelli del
partito-famiglia fondato dal padre. Ad oggi, stando ai sondaggi
che al primo turno non hanno sbagliato niente, vincerebbe il
primo con il 60% dei voti contro il 40%.
Le Pen, che deve recuperare, è partita subito a testa bassa:
"Mi sospendo dalla presidenza del Front National - ha annunciato
stasera al tg di France 2 - da ora in poi sono soltanto la
candidata alle presidenziali. Questo mi consentirà di essere al
di sopra delle considerazioni di parte". Contro quello che lei
vede come l'uomo "della mondializzazione selvaggia", 'madame
Frexit' è convinta che "si possa vincere, anzi - proclama -
vinceremo. Ci sono solo 10 punticini... si può fare".
Da ieri sera subito dopo l'annuncio dei risultati - quelli
veri e totali mettono in evidenza oggi un distacco più ampio per
Macron, con il 24,01% contro il 21.30% di Le Pen - è cominciata
l'offerta dei voti di chi ha perso ma vuole "sbarrare la strada"
al Front National. E' il Fronte Repubblicano, la creatura tutta
francese che rinasce quando c'è da difendere la Francia da un
"rischio", come l'ha chiamato oggi il presidente Francois
Hollande, che si è unito al coro dei sostegni a Macron. E se 15
anni fa il Fronte si impose e schiacciò al ballottaggio il
'patriarca' Jean-Marie (Chirac 82,21%, Le Pen 17,79%), tutti
sanno che stavolta sarà molto più dura. Ancora galvanizzata dal
risultato - che peraltro non tutti nel partito considerano
all'altezza delle attese dei mesi scorsi - la presidente del Fn
si è subito scagliata contro l'alleanza che può travolgerla, "il
vecchio fronte repubblicano, completamente marcio, che nessuno
vuole più, che i francesi hanno scalzato con rara violenza, e
che ora cerca di coalizzarsi con Macron. Tanto meglio!", ha
tuonato. A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stata la
dichiarazione ufficiale dall'Eliseo di Hollande, in favore del
suo ex ministro dell'Economia: "La presenza dell'estrema destra
fa di nuovo correre un rischio al Paese. La sua lunga storia, i
suoi metodi, i legami con gruppi estremisti ovunque in Europa,
ma soprattutto le conseguenze che avrebbe l'applicazione del suo
programma sulla vita del nostro Paese". Per questo, ha detto
Hollande, "è impossibile tacere, non ci si può rifugiare
nell'indifferenza, si impone la mobilitazione e la chiarezza,
voterò Emmanuel Macron". Florian Philippot, uno dei dirigenti
del Front, ha "ringraziato" il presidente. Per aver "chiarito"
quello che il Front sostiene dall'inizio della campagna: che
Macron è una "creatura" di Hollande.
I primi a non credere fino in fondo nel Fronte repubblicano
sono però quelli della gauche, che ne erano l'architrave: dai
sondaggi è 'La France Insoumise', i radicali di sinistra di
Jean-Luc Melenchon, che ha incassato malissimo la sconfitta, ad
annunciare meno riporti di voti in favore di Macron, anche
perché il leader - a differenza del socialista Benoit Hamon, che
ha meno di un terzo dei suoi voti - non ha invitato i suoi al
fronte anti-Le Pen.
Deciso è stato invece l'invito di Francois Fillon, che ieri
sera per primo ha esortato a votare Macron. E che oggi - dopo
mesi di una strenua battaglia per la sopravvivenza fra i mille
scandali che lo hanno travolto - ha annunciato che i
Républicains dovranno fare a meno di lui per le politiche di
giugno, e forse anche dopo: "Non ho più la legittimità", ha
ammesso. Salutando tutti e annunciando di voler pensare alla
vita "in un altro modo" e di voler curare "le ferite della sua
famiglia" dopo gli scandali che l'hanno travolta.
La destra e la sinistra, il giorno dopo lo storico rovescio,
hanno una sola possibilità di non affondare definitivamente:
puntare fin da subito tutto sulle politiche di giugno, quando si
rinnoverà il Parlamento ed entrambe potranno far valere - nelle
sfide triangolari e quadrangolari - il miglior radicamento sul
territorio rispetto alle forze vincenti alle presidenziali.