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Terremoto: Camerino, viaggio in una città fantasma

Sindaco: "Seimila sfollati, centro tutto zona rossa, troppa burocrazia"

Macerie, tetti pericolanti e cavi a penzoloni: il viaggio nella 'zona rossa' di Camerino è una passeggiata dentro una città distrutta dal terremoto, dove quello che fino a ottobre scorso era il "salotto buono", oggi è un centro storico fantasma. Nella via della movida degli studenti universitari adesso ci sono solo locali chiusi che lasciano appena immaginare le serate che si vivevano.

Le uniche persone che si incontrano sono i militari dell'Esercito, i vigili del fuoco, i volontari della Protezione civile e i tecnici addetti alle verifiche di agibilità degli edifici pubblici e privati. Ma basta guardare le crepe profonde sulle facciate dei palazzi per capire che si è davanti a un disastro, "che purtroppo finora non è emerso, a livello comunicativo, in tutta la sua gravità" dice all'ANSA il sindaco Gianluca Pasqui, impegnato nella gestione dell'emergenza e a pensare alla ricostruzione, "che sarà molto difficile. Gran parte dei palazzi storici è sotto il vincolo della Soprintendenza e il loro recupero lo vedo davvero complicato".

Pasqui non trova conforto nemmeno nelle poche vie che sono uscite dal perimetro della 'zona rossa', "assolutamente marginali rispetto alla complessità dell'emergenza che siamo chiamati a fronteggiare".

Parole che trovano riscontro quando si oltrepassano le vecchie mura della città e davanti appaiono chiese, monumenti, palazzi di rara bellezza che stanno in piedi solo per una scommessa.

La maggior parte di questi edifici non è stata messa in sicurezza, come la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di Santa Maria in Via, restaurata dopo il sisma del 1997 e ora al centro di un'inchiesta della procura di Macerata per il crollo della cupola: con la scossa del 26 ottobre si è abbattuta su un appartamento sottostante abitato da studentesse, per fortuna in quel momento deserto.

L'elenco dei monumenti da tutelare da altre eventuali scosse e successivamente da recuperare è lungo, a cominciare dal Teatro 'Filippo Marchetti' e dal Palazzo arcivescovile. Ma sono altrettanto a rischio edifici come il carcere e l'ex tribunale.

Alcune opere provvisionali sono state eseguite dai vigili del fuoco (con la supervisione della Soprintendenza) nella Pinacoteca della città, dove però sono ancora custoditi gran parte dei tesori d'arte camerti, fatta eccezione per l'Annunciazione di Giovanni di Angelo Antonio, recuperata nei giorni successivi al 30 ottobre e trasferita a Macerata. Si lavora anche a Palazzo Ducale, sede del Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza, ma la sensazione è che la strada per recuperare l'intero patrimonio storico, artistico e culturale di Camerino sia ancora tutta in salita.

"Un cammino che ha anche un ostacolo chiamato burocrazia che in questa situazione diventa deleteria e rischia di ritardare processi semplicissimi", sottolinea il sindaco. Pasqui dice di non sentirsi abbandonato dalle istituzioni, "tutt'altro, e la recente visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne è una ulteriore conferma. Il problema - aggiunge - non è negli uomini che sono a capo della macchina che gestisce l'emergenza, ma nelle procedure". "Come faccio - si domanda - a riportare in tempi brevi le oltre seimila persone sfollate nelle loro case se per liberare una strada oggi impiego più di un mese?".
   

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