Nella maxi aula 1, la più grande
del Palazzo di Giustizia di Torino, il giudice Giuseppe
Casalbore condannò il 13 febbraio 2012 il patron dell'Eternit a
16 anni di carcere. Un procedimento imponente, per mole di
documenti, parti civili, avvocati, testimoni; una sentenza che
passò alla storia. Da oggi quell'aula, dove giovedì inizierà il
nuovo processo ai vertici della multinazionale dell'amianto,
prende il suo nome. Alla cerimonia d'intitolazione, nel
pomeriggio, per ricordare il collega morto tre anni fa, c'erano
tutti i vertici della magistratura.
"Questa è la sua aula - scrive in un messaggio Raffaele
Guariniello, procuratore torinese in pensione che ha guidato
l'accusa nel processo Eternit - Qui ha discusso dell'Eternit e
non solo. Adorava il suo mestiere, voleva incidere sui problemi
delle persone e contribuire a rendere il mondo migliore". "Un
giudice serio, onesto, scrupoloso, libero dai pregiudizi,
integerrimo", lo descrive il presidente della Corte D'Appello
Arturo Soprano.
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