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Sisma: Berardi riparte, salvo il guanciale-simbolo

Sisma: Berardi riparte, salvo il guanciale-simbolo

Anche con il "must" dell'Amatriciana si tenta ritorno a routine

ROMA, 31 agosto 2016, 21:15

di Claudio Accogli

ANSACheck

Le macerie della stazione dei carabinieri di Amatrice - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le macerie della stazione dei carabinieri di Amatrice - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le macerie della stazione dei carabinieri di Amatrice - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ascoli Piceno è arroventata dal sole cocente, le campane delle chiese battono le 12. A piazza del Popolo, gioiello architettonico di straordinaria bellezza nel cuore di Ascoli le ore sembrano scorrere tranquille. Sbagliato: ovunque si parla del terremoto, dei morti, di quello che è successo quella notte del 24 agosto e di quello che succederà domani. Qui il tam tam che riecheggia è lo stesso di Arquata, Pescara del Tronto, Accumoli, e su fino ad Amatrice: "Dobbiamo resistere, andare avanti". Tornare alla routine di tutti i giorni, con quello che fino a ieri era scontato, noioso, esasperante adesso è diventato oro puro.

A due passi dalla piazza, da anni un celebrato esercizio ha assicurato una certezza: il guanciale sotto i riflettori in vetrina, e mica uno qualunque.

E' quello della 'Salumi Berardi', eccellenza italiana nel settore, che crea il 'guanciale amatriciano', bandiera di una fetta d'Italia, 'Euroregione' de facto che abbraccia Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

Nel negozio, Armando Bastiani è preoccupato, inquieto: per lui il guanciale Berardi è il fiore all'occhiello. Ne descrive le caratteristiche con tale passione che difficilmente si resiste alla tentazione. L'acquisto, questo sì, è scontato.

C'è in ballo un pezzo di storia del territorio, e il guanciale è un simbolo che trasuda una tradizione comune, La Fort Knox della Berardi è a Poggio Cancelli, provincia de L'Aquila che dista oltre 40 chilometri dalla frazione. Amatrice è molto più vicina, 14 chilometri. Da Ascoli si va ad Arquata, una mezz'ora d'auto, poi - ci si potrebbe andare a piedi - c'è Pescara del Tronto. C'era, perché ora è Hiroshima.

Poggio Cancelli non è lontana, un'altra mezz'ora in tempi normali, ma con le strade chiuse sembra irraggiungibile, le provinciali sono tutte curve sulle montagne. Il sole è sempre più basso e alla fine scende l'oscurità.
Il buio pesto a Poggio Cancelli è squarciato dai lampeggianti delle auto. Parenti delle vittime che tornano a casa, colonne di mezzi dei Vigili del Fuoco in entrambi i sensi, i lunghi convogli che scortano le personalità in rientro. Tanti fanno su e giù da giorni ma non ricordano di esserci mai passati o di aver sentito nominato il borgo. Nella frazione un tempo c'erano anche due chiese: nel 2009 una scossa di 'assestamento' del terremoto che ha spazzato via L'Aquila ha lesionato mezzo paese. Da allora si prega in un container. E gli sfollati stanno ancora nei moduli abitativi provvisori, altri nelle tende.

E' tutto buio, le case lesionate, è un deserto. Per quasi tre giorni, dopo il sisma del 24, l'elettricità non è arrivata.
Poggio Cancelli è stato abbandonato a se stesso, in tanti che sfrecciano su quest'asfalto non si sono neppure accorti che esistesse. A Poggio Cancelli si teme l'arrivo dell'inverno - che già bussa - ma ancora di più del silenzio, "il silenzio che calerà di nuovo" 'l'Euroregione' scommette rassegnato uno dei pochi residenti che tiene una luce accesa nel paese. Poco lontano la palazzina della Bernardi ha retto. La prossima settimana dovrebbe ripartire tutto. Una ferita in meno per questa terra che il terremoto ha intriso di sangue.
   

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