"'E adesso, Signore, che si
fa?' Quante volte, nel silenzio agitato delle mie notti di
veglia e d'attesa, ho diretto a Dio la stessa domanda che mi
sono sentito ripetere da voi in questi giorni". Lo ha detto
nell'omelia ai funerali delle vittime del sisma svoltisi ad
Ascoli Piceno, il vescovo D'Ercole. "Non abbiate paura di
gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio", ha detto
ancora, sottolineando che questo "è il momento della speranza".
Il vescovo ha ricordato Giorgia e Giulia, le due sorelline, una
sopravvissuta e l'altra morta che sono diventate tra i simboli
del sisma: "La più grande Giulia purtroppo morta, ma ritrovata
in una posizione protettiva su Giorgia, una bimbetta di scarsi
cinque anni - ha detto - che sembrava spaesata con la bocca
piena di macerie. Morte e vita erano abbracciate, ma ha vinto la
vita: Giorgia. Anzi, dalla morte è rinata la vita perché chi
esce dal terremoto è come se nascesse di nuovo".
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