Volevano colpire dei simboli, ma senza
far del male a nessuno. Così gli indagati per gli attentati alle
chiese di Fermo, Martino Paniconi, 44 anni, e Marco Bordoni, 30
anni, davanti al pm Mirko Monti, che oggi li ha sentiti su
richiesta dei loro avvocati, Alessandro Bargoni e Stefano
Chiodini. "Martino era in uno stato di prostrazione - ha detto
Bargoni - per situazioni familiari e lavorative. Si è fatto
coinvolgere in discorsi che sembravano una grande cosa ideale,
ma il loro non era certo un attacco al cuore dello stato".
Dovendo decidere gli obiettivi da colpire "li hanno scelti
rilevanti ma dove non ci sarebbero stati pericoli per le
persone". A guidarli verso le chiese ci sarebbero però
"incomprensioni con la chiesa locale". "Non c'era un progetto
preciso - ha dichiarato Chiodini -. Marco, dopo la morte del
padre, ha vissuto un periodo di disagio. Ha iniziato a fare
letture anarchiche e nelle chiese ha visto una sorta di potere.
Volevano dare dei segnali, anche se lo hanno fatto nel modo
sbagliato".
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