Una sola telefonata al genero, dopo
l'arresto, e poche parole: ''se vuoi dirlo a mia figlia, mi
hanno preso. Stavolta torno in galera per sempre''. La figlia
Caroline, che vive in Olanda, non vuol più saperne di quel padre
ingombrante, e Filippo De Cristofaro, il killer del catamarano,
nell'unica telefonata che gli era consentita, ha comunicato al
marito di lei che era stato preso sul treno fra Sintra e
Lisbona. Da latitante, con un passaporto falso molto ben
contraffatto, commissionato a criminali albanesi conosciuti in
carcere in Italia e ritirato Milano, dopo l'evasione da
Portoferraio, De Cristofaro si spostava in treno, il mezzo meno
rischioso per un uomo in fuga. Quasi ogni giorno lasciava
l'alloggio di Galamares, una casa immersa nel verde ma
dall'arredamento spartano - un fornelletto da roulotte, un
piccolo armadio, pochi abiti - per raggiungere la capitale del
Portogallo, forse per racimolare dei soldi con qualche
lavoretto, o forse per traffici più consistenti. Poi tornava a
nascondersi in campagna.
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