Dopo la richiesta di aiuto del governo libico alla comunità internazionale per proteggere i pozzi petroliferi dalla minaccia dell'Isis arrivcano i primi dettagli su quali potranno essere le forze impiegate.
Sarà verosimilmente un contingente di "circa 200-300 militari di vari Paesi" quello che proteggerà la sede della missione Onu in Libia e "l'Italia dovrebbe fornire il contributo più rilevante". E' quanto dicono all'ANSA fonti della Difesa, secondo cui ciò avverrà quando l'inviato delle Nazioni Unite per la Libia Martin Kobler si trasferirà a Tripoli insieme allo staff della missione Unsmil. Ma è ancora prematuro, sottolineano le fonti, parlare di numeri, perchè l'Onu ha avanzato una richiesta in questo senso all'intera comunità internazionale e occorre verificare anche i contributi degli altri Paesi.
Questo primo contributo militare italiano - diverso da quello che verrà fornito nell'ambito della Liam, la missione internazionale di assistenza alla Libia - vedrà un coinvolgimento del Parlamento, anche se non è ancora chiaro in che forma: sicuramente ci saranno delle comunicazioni del Governo alle Camere, ma allo stato non sarebbe previsto anche un voto. Per quanto riguarda invece la Liam, "nessuna decisione" è stata ancora adottata ed anche la pianificazione del contingente italiano "è in fase interlocutoria", dicono le fonti. In primo luogo, infatti, viene sottolineato, serve una piena legittimazione del governo Serraj, che non ha ancora ricevuto il sostegno formale del Parlamento di Tobruk. Le richieste del premier libico, che ha chiesto alla comunità internazionale protezione per i pozzi petroliferi, dovranno poi essere avanzate al Consiglio di sicurezza dell'Onu; seguirà una risoluzione del palazzo di Vetro e, per quanto riguarda l'Italia, il successivo passaggio parlamentare. Tempi "non brevi", insomma, anche se agli Stati maggiori ormai da mesi stanno studiano le possibili forze da mettere in campo, tenendo conto che l'Italia è destinata alla guida di questa missione. Una missione essenzialmente di addestramento delle forze di sicurezza libiche: un compito che i militari italiani hanno già svolto in passato e che saranno chiamati a svolgere di nuovo. Accanto agli istruttori militari, che costituiranno la parte più rilevante del contributo italiano, del contingente faranno parte personale di staff, un'aliquota di 'force protection', per la protezione degli addestratori, militari che potrebbero essere impiegati per la protezione di siti sensibili e, forse, aliquote di forze speciali.
Numeri che coincidono con la presa di posizione del governo che ha smentito le indiscrezioni del 'Corriere della sera' su una possibile offerta da parte dell'Italia di un intervento con 900 militari. Nessuna offerta, dunque, a fronte di nessuna richiesta, hanno puntualizzato in mattinata fonti di governo.